L’anniversario della Costituzione
Il 2023 è l’anno in cui si celebra il settantacinquesimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione italiana del 1º gennaio 1948. Tale documento contiene 139 articoli che stabiliscono i principi fondamentali su cui si fonda la Repubblica e che regolano il nostro ordinamento giuridico. Posta al vertice della gerarchia delle fonti del diritto, la Costituzione si definisce lunga, perché descrive esaustivamente i meccanismi principali che regolano la vita del Paese, rigida, in quanto è necessario un complesso iter legis per modificarla e compromissoria, poiché frutto dell’intesa tra uomini politici di partiti differenti. I Costituenti, infatti, erano 556 persone aventi ideologie politiche spesso contrastanti.
L’anniversario della nostra Carta costituzionale è stato celebrato anche nella serata di inaugurazione del 73º Festival della canzone italiana di Sanremo: la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al teatro Ariston e l’intervento di Roberto Benigni — attore, regista e protagonista del film premio Oscar La vita è bella — hanno reso l’evento particolarmente degno di nota. In particolare, l’artista ha presentato un originale monologo per onorare il valore della nostra Costituzione, evidenziandone il carattere innovativo e rivoluzionario.
La Costituzione è un’opera d’arte e ogni parola sprigiona una forza evocativa e rivoluzionaria, perché butta all’aria l’oppressione e la violenza che c’era prima, ci fa sentire che viviamo in un Paese che può essere giusto e bello, che si può vivere in un mondo migliore. È un sogno fabbricato da uomini svegli, ed è una cosa che può accadere una volta nella storia di un popolo.
Secondo Benigni, dunque, la Costituzione può essere paragonata a un capolavoro artistico ideato da persone visionarie. In realtà, potrebbe anche essere vista come un’opera letteraria, un breve testo che racchiude i nostri principi fondamentali e in cui ogni parola — proprio come se fosse una poesia — evoca una moltitudine di immagini e significati. È bene notare, inoltre, il contrasto ossimorico tra il tema della veglia e quello del sonno: sebbene sia stata scritta da «uomini svegli», la Costituzione rimane comunque un sogno, poiché rappresenta il desiderio degli uomini di creare una realtà più giusta.
L’utilizzo di tale linguaggio, abbinato all’obiettivo di far crescere una comunità, mi ha ricordato una celebre poesia di Danilo Dolci dal titolo Ciascuno cresce solo se sognato.ù
C’è chi insegna guidando gli altri come cavalli passo per passo: forse c'è chi si sente soddisfatto così guidato. C’è chi insegna lodando quanto trova di buono e divertendo: c’è pure chi si sente soddisfatto essendo incoraggiato. C’è pure chi educa, senza nascondere l'assurdo ch'è nel mondo, aperto ad ogni sviluppo ma cercando d’essere franco all'altro come a sé, sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato.
Il poeta invita il lettore a concentrarsi sul ruolo delle aspettative e dei desideri altrui in merito alla crescita di ogni individuo. Dolci, infatti, ritiene che soltanto la ricerca del potenziale messa in atto dall’educatore possa permettere al singolo di cogliere l’opportunità di crescere.
Benigni ha poi presentato un elogio alla libertà che, come l’arte, deve innanzitutto essere sognata e immaginata. A questo proposito, l’attore ha descritto l’art. 21 della Costituzione italiana:
Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Il fatto che tra le libertà fondamentali del cittadino venga annoverata quella di espressione non è affatto marginale: come svariate esperienze tragiche ci insegnano, ancora oggi nel mondo tale diritto viene spesso violato. Sebbene la protesta delle donne oppresse in Afghanistan sia un chiaro esempio di tali trasgressioni, non bisogna trascurare che l’anno scorso, nella graduatoria mondiale sul grado di libertà di stampa elaborata dal World Press Freedom Index, l’Italia è stata collocata al 58º posto, a riprova del fatto che anche nel nostro Paese questo diritto non viene sempre garantito; ciò accade principalmente a causa dell’autocensura dei giornalisti, timorosi di subire querele o denunce per aver espresso la propria opinione. Così come verso la fine del XVI secolo lo scrittore Torquato Tasso decise di sottoporre la sua opera più celebre, la Gerusalemme liberata, al tribunale dell’Inquisizione per scongiurare il pericolo di un’ipotetica accusa di eresia, ancora oggi coloro che diffondono il sapere tendono ad astenersi dall’assumere posizioni rischiose, che potrebbero costare loro ingenti spese legali o perdita di credibilità, praticando dunque una forte censura nei confronti del proprio pensiero.
Benigni ha concluso il suo intervento riprendendo il tema del sogno e ricordando che l’ultima pagina della Costituzione è rimasta bianca. L’artista, infatti, riferendosi ai Costituenti, ha affermato:
Loro hanno tracciato la via e ci hanno lasciato una sola cosa da fare: far diventare questo sogno realtà.
D. Gregorini
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