top of page

Intervista doppia: gli adolescenti e la quarantena

«La distanza si è fatta sentire, nel senso che il contatto fisico, il poter vedere le espressioni come sono realmente, mi sono mancate molto.»

Il periodo passato negli ultimi mesi è stato per tutti molto traumatico, tra chi ha perso i parenti e chi il lavoro, ma non dobbiamo dimenticarci di ciò che hanno perso gli adolescenti: una parte di vita. I teenagers hanno perso alcuni dei mesi più importanti delle loro vite e nessuno se ne è reso conto. A seguire un'intervista a due studenti del Liceo Internazionale per l'Impresa "Guido Carli" che ci raccontano come hanno vissuto quest'esperienza.



La situazione a cui siamo stati sottoposti negli ultimi mesi era del tutto inaspettata e inimmaginabile, quanto ci hai messo a realizzare che una situazione simile potesse verificarsi e che si stesse verificando proprio in quel momento?



Francesco : Sinceramene non mi sarei mai aspettato che il Covid riuscisse ad arrivare in Italia anche perché se devo dirla tutta ero uno tra quelli che sdrammatizzava la situazione in Cina dicendo che sarebbe stato impossibile anche solo immaginarla da noi.


Pietro: Poco, qualche giorno, dato che una volta annunciato il lockdown era già ovvio dove saremmo andati a finire.


Il senso di precarietà causato dalla pandemia ha messo in discussione tutte le nostre certezze, come stai vivendo e hai vissuto questa situazione?


Francesco: Ho vissuto il tutto in modo molto tranquillo perché grazie ai vasti spazi in caso e il buon rapporto in famiglia, non ho vissuto momenti difficili o pericolosi, anche perché sapevo che tutte le persone che mi circondavano rispettavano a pieno le avvertenze per non essere infettati.


Pietro: Ho vissuto la mia quarantena in maniera molto serena, cercando di mantenere i miei pensieri lontano dall'inferno che purtroppo il nostro paese stava vivendo.


Il tanto famigerato distanziamento nonché isolamento sociale ha avuto un effetto molto negativo su voi adolescenti e sulla vostra vita sociale? O ha invece causato dei danni limitati giacché esso non è altro che un'esasperazione della situazione pre-lockdown in cui la vostra socialità si basava già sull'uso dei social-network invece di un comune incontro a quattrocchi.


Francesco: Parto col dire che noi nativi digitali non siamo diversi da i ragazzi di 50 anni fa, semplicemente siamo nati con la tecnologia che ci circondava e di conseguenza siamo cresciuti con essa ma vi assicuro che i dilemmi che si provano una volta si provano ancora adesso negli anni 2000. Sul fatto delle relazioni d’amicizia e sentimentali devo ammettere che lo spazio si è fatto sentire, nel senso che il contatto fisico, il poter vedere le espressioni come sono realmente mi sono mancate molto.


Pietro: No, era un'occasione per concentrarsi su altri aspetti della vita, una sorta di otium forzato, e io penso di averlo sfruttato a dovere.


Come ci si aspettava questa situazione a alzato un gran polverone nei confronti dello Stato e delle singole regioni riguardo la gestione della pandemia e delle sue conseguenze. Come hai recepito il comportamento dello Stato Italiano nei confronti della pandemia?


Francesco: Sono più che convinto che le regioni avrebbero dovuto avere molto più potere nel fatto dell’organizzazione del lockdown e di tutte le regole che ne comportano perché avrebbero aiutato anche il cittadino con l’idea di sussidiarietà autonoma rendendolo così più sicuro di sé.

Ho avuto anche molti dubbi sul piano di Recupero del nostro paese e ritengo che si debba dare molto più potere al cittadino e meno al al ruolo dello Stato in modo da avere anche più correttezza e più ideali a livello di organizzazione statale.


Pietro: Non credo che l’Italia abbia reagito in maniera lodevole, ha abbandonato una sola regione in una pandemia di interesse mondiale, criticando le misure intraprese e mal gestendo l’organizzazione contro il Covid.


L. De Appolonia - N. Turotti


24 views0 comments
bottom of page