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L'unicità di ognuno: la fenomenologia della persona

La fenomenologia, nata nel diciannovesimo secolo con le Ricerche logiche di Edmund Husserl, oltre a essere una filosofia trascendentale, è anche un’indagine descrittiva che ha per oggetto il campo della nostra esperienza; è una tradizione filosofica che mette al centro ciò che appare: il fenomeno.

Un fenomeno di percezione che caratterizza il corpo umano è lo stile. Quest’ultimo è una quantità individuale e unificante che connette azioni ed espressioni di una persona, dotata di un tratto espressivo. È inoltre un’unità gestaltica, ovvero una struttura di elementi tenuti insieme, composta da connessioni motivazionali. Queste sono cifre individuali, in quanto ciò che motiva X può non motivare Y. Quindi, dove c’è motivazione, c’è individualità. La persona è un essere che scopre la propria soggettività dopo la presa di coscienza, che avviene tramite la percezione della nostra corporeità, o meglio, come disse Husserl, del nostro Leib.


Nel 1690, il filosofo empirista John Locke, nel Saggio sull’intelletto umano, introdusse il concetto di identità personale. Quest’ultima è ancora oggetto di grandi dibattiti ed è stata trattata da grandi pilastri della filosofia come Descartes, Hume, Kant e Locke stesso. Descartes fu il primo a scoprire il presupposto fondamentale di ogni filosofia trascendentale, ovvero il concetto di una soggettività intrinseca che può sempre prendere coscienza di sé: la res cogitans. Colui che continuò il discorso fu proprio Locke, il quale divise il concetto di «uomo» da quello di «persona», in quanto il primo è soltanto un corpo con una determinata forma, mentre l’altro è un essere cosciente di se stesso e del mondo circostante, dotato di ragione e riflessione. Nonostante Husserl critichi l’empirismo, non nega che grazie al pensiero lockiano si inizia a intravedere lo stile del ragionamento fenomenologico.


La coscienza viene chiamata «intenzionale» dall’analisi husserliana, la quale non è una sostanza stabile e definita nel tempo — come direbbe Descartes — ma in costante cambiamento e movimento. L’ identità personale è individuale, ontologicamente intrinseca e contingente, perché il modo con cui ci definiamo come persona in questo momento è chiaramente diverso rispetto a quello di qualche anno fa, e sarà differente nel futuro. Quest’ultima è anche definita dall’haecceitas, ovvero dalla qualità dell’essere irripetibile in modo essenziale. Ciascuno di noi deve riconoscere la propria unicità, perché ogni atto è manifestazione della propria individualità. La tua persona non è mai esistita prima e mai più esisterà dopo. Secondo la fenomenologia, la base autentica di una relazione tra due persone è proprio la presa di coscienza della propria peculiarità e della singolarità dell’altro. La nostra irripetibilità perciò, evidenzia la preziosità di ogni gesto, di ogni azione, di ogni sentimento e di ogni emozione. Come disse lo scrittore Thomas Bernhard: «Ogni persona è un essere unico, e di fatto, preso di per se stesso, la più grande opera d’arte di tutti i tempi».


J. Foglia


Bibliografia

T. Bernhard, The Loser, New York, Random House, 1991.

M. Di Feo, Fenomenologia della persona, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano, 13 Giugno 2022.

F. Forlé, Una questione di stile. Espressività corporea e identità personale, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano, 13 Giugno 2022.

E. T. Olson, Personal Identity, su Stanford Encyclopedia of Philosophy, Stanford University, 6 settembre 2019, www.plato.stanford.edu/entries/identity-personal.

T. B. Palade, La singolarità della persona. Alla scaturigine della motivazione morale, in Persona, n. 1, pp. 113-122, 2012, www.rivistapersona.it/wp/wp-content/uploads/2017/05/La-singolarita-della-persona.pdf.

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