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Le Megalesia

Le Megalesia sono delle importanti festività che si celebravano nell’antica Roma, mediante numerosi giochi e riti, tra il 15 marzo e il 10 aprile. Il nome di queste festività, proveniente dal greco, ricorda le solennità celebrate nella Frigia, regione dell’Anatolia, in onore della Grande Madre, epiteto di Cibele.


Il mito

Per capire meglio di chi stiamo parlando è utile spiegare il mito che riguarda Cibele, dea della natura, degli animali e dei luoghi selvatici. Questo è strettamente correlato alla storia del dio Attis, suo figlio e in seguito suo amante. Attis, dopo aver intrattenuto un rapporto con Cibele, si innamorò di una ninfa e per questo motivo decise di prenderla in moglie. Durante il banchetto nuziale, la Grande Madre, per vendetta e gelosia, fece impazzire il giovane dio che una volta fuggito attraverso le selve si uccise. Cibele, pentendosi delle sue azioni, addolorata dalla morte dell’amato, chiese a Zeus di riportarlo in vita. Il dio acconsentì alla sua richiesta e dopo tre giorni Attis resuscitò. Tuttavia, altre versioni del mito, come quella presentata da Arnobio, retore e apologista cristiano del IV secolo, riportano che il dio fu trasformato in un abete, simbolo di vita eterna. La parte conclusiva del mito rimanda inevitabilmente alla morte e alla resurrezione di Gesù Cristo, che risulta molto simile a quella del dio Attis.


Gli abiti tradizionali

«Effugiatque togam», «Fuggire la toga» scriveva Giovenale nelle sue Satire, perché nonostante fosse l’abito ufficiale per le cerimonie religiose era abbastanza scomodo e pesante. Questo autore, infatti, critica l'obbligatorietà della toga attraverso i seguenti versi:


pars magna Italiae est, si verum admittimus, in qua / nemo togam sumit nisi mortuus [...] hic ultra vires habitus nitor, hic aliquid plus / quam satis est interdum aliena sumitur arca.


In italiano:


del resto, diciamo la verità, in gran parte d’Italia la toga s’indossa solo da morti [...] fra noi invece l’eleganza dell’abito è tutto e il superfluo si attinge a volte in borse altrui.


Nonostante le critiche alla toga ogni romano doveva necessariamente partecipare alle Megalesia e indossarla. Un’altra particolare coincidenza con la Pasqua cristiana è che i sacerdoti romani erano tenuti a indossare una toga viola, così come i presbiteri nel periodo antecedente alla morte di Cristo.


I Ludi megalenses

I Ludi megalesi si celebrarono per la prima volta dopo l'inaugurazione del tempio eretto in onore di Cibele. Questi giochi erano celebrati con spettacoli teatrali per i quali composero numerose opere di Plauto e Terenzio. Anche Ovidio tratta del tema di questi giochi descrivendoli nelle sue opere. L’autore delle Metamorfosi descrive la festa chiassosa, gioiosa, movimentata e caratterizzata dal continuo frastuono provocato dai tamburi e dai giochi che proseguono per intere giornate. Tutte le attività lavorative sono interrotte per celebrare la dea e per assistere ai giochi più attesi dell’anno. La parte più rilevante della festa era quella delle corse dei cavalli che si svolgeva nel Circo Massimo: dodici carri sfrecciavano dai carceres, i cancelli di partenza, dotati di un meccanismo che permetteva l’apertura simultanea. Una volta avviata la gara, i carri potevano muoversi liberamente e cercare di sabotare gli avversari; le corse non avevano regole, solo un obiettivo: arrivare prima degli altri. Gli incidenti che coinvolgevano diversi carri e che ne causavano la distruzione erano chiamati naufragia, analogamente al naufragio delle navi. Tuttavia, gli incidenti tra carri non erano gli unici, infatti, non mancavano gli scontri tra la tifoseria. Altro elemento caratteristico delle corse era quello delle scommesse, che venivano indirizzate da astrologi che assicuravano allo spettatore la certezza del carro vincente


La conclusione

La festività si concludeva con il ringraziamento della dea e con gli ultimi riti. Le Megalesia si celebrarono per più di cinquecento anni e furono sempre riconosciute come le più importanti e le più attese. Tuttavia, nel 380 d.C., con l’editto di Tessalonica, l’imperatore Teodosio abolì i Ludi megalesi e tutti i riti in onore di divinità pagane, proclamando il Cristianesimo unica religione dell’Impero. Questa festività rappresenta l’età più splendente della cultura romana pagana, nella quale le celebrazioni di tutte le divinità erano molto sentite e occupavano gran parte del calendario dell’Impero.



G. Poli

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