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Recensione della Dante-Symphonie al Teatro Grande

Il 27 ottobre scorso ho avuto il piacere di assistere ad una esecuzione della Dante-Symphonie di Franz Liszt al Teatro Grande di Brescia. La straordinaria esperienza è stata gentilmente offerta alla popolazione cittadina in corrispondenza della Giornata della Memoria, ma rinviata di nove mesi a causa della pandemia; inoltre, l’evento cade proprio nel corso del settecentesimo anniversario dalla morte di Dante Alighieri. In questo breve articolo descriverò il Teatro Grande, la storia di Listz e le caratteristiche della sua opera, esponendo infine le mie personali considerazioni sull’evento.


Il Teatro Grande è un luogo straordinario immerso nel cuore del centro storico di Brescia: situato in corso Zanardelli, nasce nel 1664 come luogo di incontro multidisciplinare a ridosso delle antiche mura cittadine. Numerosi sono stati gli interventi nei secoli, in parte per adattarlo al gusto delle diverse epoche, in parte a causa di incendi che hanno comportato anche cambiamenti drastici all’edificio. L’attuale struttura preserva la maggior parte degli interventi del 1806: la sala, composta da una spaziosa platea e da ben cinque ordini di palchetti, è affiancata da un ridotto in stile neoclassico. Appena varcato l’ingresso ci si trova innanzi ad una breve scalinata che sfocia nel ridotto stesso: un tripudio di marmi, specchi e stucchi (questi ultimi due aggiunti nel primo Novecento) fa trionfare il bianco e l’oro; alcuni divanetti sono addossati alle pareti color verde scuro per andare a smorzare un poco l’assoluto sfarzo del luogo. In fondo è presente un piccolo bancone per un servizio bar, attivo durante le rappresentazioni e nei fine settimana; colpiscono due gallerie, accessibili dai corridoi del teatro, con alcune porzioni coperte da affreschi. Questi corrispondono a rappresentazioni di personaggi della quotidianità settecentesca, che discorrono indisturbati tra di loro sorseggiando bevande. Nella sala grande dominano il rosso e l’oro, con ricche decorazioni per un pesante sipario. Appena innanzi al palco, un ambiente sottostante al livello della platea di forma trapezoidale occupa l’orchestra. I palchetti sono di capienza variabile, ma tutti immancabilmente arricchiti da comodi divani rossi che si affacciano sulla platea.


L’autore dell’opera alla cui esecuzione ho avuto il piacere di assistere è Franz Liszt, famosissimo musicista ottocentesco. Nonostante avesse origini tedesche, egli nacque in Ungheria: fu un precoce talento musicale, tanto che già a undici anni eseguiva concerti in importanti capitali europee come Parigi e Londra. Liszt viene ricordato come l’ideatore del poema sinfonico, ovvero un genere musicale corrispondente a una composizione sinfonica in un solo movimento accompagnata da un testo scritto, che ne illustra il contenuto poetico.

La Dante-Symphonie, ispirata alla Divina Commedia di Dante Alighieri, è una sinfonia corale composta tra il 1855 e il 1856 in Germania con lo scopo di dimostrare la forte attualità dei temi presenti nell’opera letteraria, oltre che di omaggiare il Sommo Poeta. L’organico è formato da coro femminile (posto dietro all’orchestra per volere di Liszt stesso), ottavino, due flauti, due oboi, corno inglese, due clarinetti, clarinetto basso, due fagotti, quattro corni, due trombe, tre tromboni, basso tuba, timpani, grancassa, piatti, tam-tam, due arpe, armonio e archi. L’opera è divisa in tre movimenti: l’Inferno, il Purgatorio e il Magnificat. Il primo è caratterizzato da un ritmo piuttosto lento e contribuisce a creare un’atmosfera cupa, che aiuta il pubblico ad immedesimarsi nell’ambiente tetro e scandisce con grande precisione la suddivisione dei gironi infernali. In seguito, il Purgatorio assume un tono più andante e pone fine alla sensazione di angoscia proposta nel movimento precedente. Il Paradiso Terrestre coincide con la transizione dalla seconda parte dell’opera all’inizio dell’ultima, ovvero il Magnificat. Da questo momento in poi viene introdotto il coro di voci femminili, che canta lodi a Dio e riproduce l’ambiente paradisiaco.

La mia esperienza al Teatro Grande è stata veramente suggestiva e singolare: l’orchestra STU.D.I.O. del Conservatorio di Brescia (eccezionalmente posta sul palco principale del teatro), nata dalla collaborazione tra docenti e giovani musicisti, ha magistralmente realizzato l’esecuzione di un’opera che possiede un immenso valore storico-artistico, oltre che grande modernità. La durata dello spettacolo è stata complessivamente di 55 minuti, non ci sono stati ritardi o problematiche di alcun genere. L’interminabile applauso finale è stato meritatissimo e la serata indimenticabile.


D. Gregorini

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