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Dov’è finita Audrey?

Questo mese mi sono avventurata in una storia davvero emozionante che affronta temi delicati come l’adolescenza, il bullismo e l’amore. Il libro in questione è Dov’è finita Audrey? di Sophie Kinsella, pubblicato nel 2015 dalla casa editrice Mondadori. Sophie Kinsella è una scrittrice britannica laureata in politica, economia e filosofia presso il New College di Oxford, e prima di diventare un’autrice di grande successo era una giornalista economia. Molti la conosceranno per alcuni libri diventati particolarmente famosi, come I Love Shopping o La ragazza fantasma. È una scrittrice molto apprezzata dal pubblico grazie al suo stile sempre leggero, spensierato e divertente, in grado di acchiappare l’attenzione dei lettori fin da subito.

Eppure, lo devo ammettere, all’inizio credevo si trattasse di un comunissimo libro più adatto ad un pubblico di bambini che di adolescenti e di adulti, e non avrei mai pensato che un libro dalla copertina così vivace potesse nascondere al suo interno una storia che affronta un tema così cupo e triste. Ma partiamo dall’inizio.


Audrey è una ragazza di quattordici anni molto intelligente che, dopo una ventina di pagine, scopriamo essere affetta da fobia sociale. È infatti da tempo che non esce più di casa e porta perennemente dei grandi occhiali scuri. I vicini di casa affermano che lo faccia per apparire, chiamandola “diva”, senza sapere che questo è il suo modo per proteggersi dalle persone e nascondersi da ciò che la spaventa di più: il contatto con gli altri. Il suo malessere, caratterizzato da ansia e attacchi di panico che le impediscono di avere contatti con il mondo esterno, è stato causato da un brutto avvenimento, raccontato gradualmente, che l’ha segnata profondamente, rendendo necessaria una terapia. Come se non fosse già abbastanza è “prigioniera” in casa sua, un luogo per chiunque sicuro e tranquillo che per lei è invece un ambiente stressante e confusionario. I componenti della sua famiglia sono Anne Turner, la madre prepotente e iperprotettiva di Audrey; il fratello maggiore Frank, ossessionato dai videogiochi; Il padre Chris, che cerca di assecondare la moglie in qualsiasi modo; e il fratellino minore Felix, l’unico con il quale Audrey riesce ad essere se stessa.

Le uniche volte in cui Audrey esce di casa è quando deve incontrare la sua psicanalista Sarah McVeigh, una donna sempre con il sorriso sulle labbra. Quando però Audrey incontra Linus per la prima volta, nasce in lei qualcosa di diverso, qualcosa che non aveva mai provato. Sarà proprio Linus ad aiutare, non solo lei, ma la sua intera famiglia scombinata. Infatti, fin da subito Linus è incuriosito da Audrey e cerca in ogni modo di comunicare con lei tramite bigliettini che porteranno i due ad essere amici e forse anche qualcosa di più.


Questo è un libro dalla lettura scorrevole ma con un forte impatto. Ho apprezzato tanto i legami interpersonali, non solo tra Audrey e Linus, coppia che fin da subito ho amato, ma anche tra i componenti della famiglia. Ma oltre i passaggi emozionanti, già dalle prime pagine emergono problematiche forti e molto attuali. Questa storia mi ha permesso molto di riflettere sul rapporto tra gli adolescenti e la piaga del bullismo. Il libro sottolinea l’importanza dell’educazione, sia in ambito famigliare che in ambito scolastico. Il bullismo è un tema da non sottovalutare, tuttavia troppo spesso episodi di bullismo vengono interpretati come semplici incidenti. Sono comportamenti ingiustificabili e dannosi sia per le vittime che per gli autori. Per questo motivo sostengo che questo libro dovrebbe essere promosso nelle scuole. Una riflessione su come l’amore può essere la cura per tanti malesseri così come l’odio e l’indifferenza possono essere fatali.


A. Mihaiu

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