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A novembre il forum dei Paesi industrializzati

Il Group of Twenty, meglio noto come G20, è una riunione internazionale a cui partecipano Capi di Stato o di Governo, governatori delle banche centrali e ministri delle finanze provenienti dai Paesi più industrializzati del mondo. Da ben ventitré anni, questo vertice ha come obiettivo lo sviluppo dell’internazionalità economica tra i vari Stati del mondo, ponendo particolare attenzione alle potenze in via di sviluppo. I Paesi che vi prendono parte sono Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Messico, Arabia Saudita, Sudafrica, Turchia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti, a cui si aggiungono di norma una serie di invitati occasionali e permanenti, come, ad esempio, la Spagna.


All’incirca il 60% della popolazione mondiale risiede in uno dei suddetti Stati, il cui prodotto interno lordo equivale complessivamente all’80% di quello globale. Alla luce di questi dati, il peso che il G20 possiede sul piano economico e sociale nel mondo è decisamente considerevole, anche tenendo a mente che, secondo una stima dell’ONU, verso la metà dello scorso mese di novembre la popolazione mondiale ha raggiunto la soglia di otto miliardi di persone. Considerando che durante il periodo appena precedente la rivoluzione industriale la durata media della vita corrispondeva a circa quarant’anni, è sorprendente come oggi questo valore sia addirittura duplicato nei Paesi più sviluppati a livello economico e scientifico. In tale condizione demografica tutt’altro che statica, in cui la popolazione continua ad aumentare in parallelo con l’aspettativa di vita dell’individuo, si è dunque ritenuto necessario sviluppare un dialogo aperto e sincero riguardo alla situazione socio economica globale per affrontare le continue sfide che insorgono all’interno della società contemporanea.


Nel 2021 la nostra capitale ha ospitato il G20, mentre quest’anno, il 15 e il 16 novembre, l’evento si è tenuto in una località dell’isola di Bali, in Indonesia, accompagnato dal motto «Recover together, recover stronger» ovvero «Riprendersi insieme, riprendersi più forti». Al tavolo dei lavori hanno partecipato complessivamente quarantuno persone, di cui solamente quattro donne. È singolare notare che la premier italiana Giorgia Meloni è stata l’unico Capo di Governo donna a prendere parte al vertice di quest’anno. L’Italia ha pertanto dimostrato di essere un Paese piuttosto all'avanguardia riguardo al tema della parità di genere.


La discussione è stata diretta principalmente dagli Stati economicamente più sviluppati, tra cui gli USA, uno dei Paesi più industrializzati al mondo, la Cina, sempre più ambiziosa di svolgere un ruolo determinante nel mercato globale e l’India, superpotenza in via di sviluppo. Durante la riunione — alla quale la Russia ha partecipato solo tramite l’intervento del ministro degli Esteri, ma non del presidente Putin — il tema della pace mondiale è stato centrale e si è concordato sull'impossibilità di regredire agli anni della Guerra fredda, periodo di enorme tensione tra USA e URSS, potenze bramose di ampliare il numero di territori sottoposti alle proprie sfere di influenza. Questo tragico scenario è stato discusso a seguito della guerra in Ucraina, ritenuta una regressione verso il perpetuo conflitto che ha visto in passato la Russia e l’Occidente sfidarsi per molti anni. I partecipanti al G20 hanno dunque stabilito che la prosecuzione di tali dissidi avrebbe come grave effetto quello di impedire lo sviluppo economico e di minacciare la pace a livello mondiale; a questo proposito, i leader degli Stati membri si sono espressi in maniera quasi unanime nel condannare la Federazione Russa per l’invasione dell’Ucraina.


Particolare attenzione è poi stata posta alla tematica ambientale: i leader del G20 hanno riconosciuto che l'insicurezza e la volatilità dei combustibili fossili sta provocando un impatto economico estremamente negativo nei confronti delle famiglie e delle imprese, oltre che una situazione ambientale e climatica intollerabile. La soluzione individuata collegialmente consiste, dunque, nell'accelerare la transizione verso l’utilizzo di fonti di energia pulite e rinnovabili. Considerando l’Italia, la nostra premier Meloni ha poi avuto l’opportunità di confrontarsi con il presidente statunitense Joe Biden e con il segretario generale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping, oltre che con il leader turco Erdogan e l’indiano Modi. Nell’incontro con Biden, Giorgia Meloni lo ha trovato disponibile «a ragionare con la UE su una soluzione per calmierare i prezzi del gas», mentre con Xi Jinping l’obiettivo italiano è stato quello di «promuovere gli interessi economici reciproci nell’ottica di un aumento delle esportazioni italiane».


Nonostante le ottime proposte e gli accordi raggiunti, il G20 non è esente da critiche. Generalmente, infatti, lo si tende a considerare come un’istituzione esclusivista e autoreferenziale. Che i venti membri rappresentano ben oltre la metà della popolazione globale è una realtà fattuale; tuttavia, i Paesi africani sono stati quasi totalmente trascurati. Solo uno di questi, infatti - il Sudafrica - è membro del forum, sebbene il continente africano sia molto popoloso, ospitando oltre un miliardo di persone, per la maggior parte giovani, affette dalle più diverse problematiche sociali, economiche, ma anche sanitarie. Per di più, considerato che i Paesi membri si sono autoproclamati tali, si osserva che questa imposizione rimanda a quella del Congresso di Vienna del 1814, in cui i più influenti Stati occidentali ridisegnare gli assetti politici e si spartirono i principali territori europei in base alle proprie esigenze. A titolo esemplificativo, si segnala che il motivo principale per cui uno Stato economicamente avanzato come la Norvegia non partecipi al vertice del G20 possa essere rintracciabile nel fatto che non aderisca all’Unione Europea.


Il tavolo del G20.

Dopo anni di pandemia, fenomeno che ha complessivamente indebolito l’economia globale, l’invasione russa in Ucraina ha portato a un esorbitante aumento dei prezzi dovuto all’inflazione, evento che ha assestato un ulteriore duro colpo a differenti sistemi economici in tutto il mondo. In uno scenario tanto tragico, aggravato dalle problematiche legate ai frequenti fenomeni climatici estremi che distruggono le economie di molti Paesi, è dunque più che mai sentita l’esigenza di stipulare patti di solidarietà tra i Paesi più sviluppati e le fragili economie emergenti.


D. Gregorini

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