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Aeroplani a Montichiari

Nota dell’autore: questo testo rappresenta un unicum, perché ho messo a disposizione fonti inedite dell'archivio privato di famiglia.


Il primo circuito aereo di Brescia, nella brughiera di Montichiari, ebbe luogo nel settembre 1909 e diede l’avvio alla storia dell’aviazione italiana. Tutta l’aristocrazia, tra cui i fratelli Wright, che avevano compiuto il loro primo volo solo sei anni prima e il mitico Bleriot, reduce dalla prima trasvolata sul Canale della Manica, compiuto solo due mesi prima, il 25 luglio del 1909, si era data appuntamento a Montichiari per il primo circuito aeronautico italiano.


I primi giorni di settembre erano motivo di grande tribolazione per i cittadini bresciani, tra cui il mio trisnonno Luigi: il fieno da raccogliere, la vendemmia da organizzare, lui bloccato nel suo studio notarile senza potersi recare a controllare. E tutto questo perché? Perché la trisnonna Gisella, anziché sovrintendere e ispezionare i lavori in campagna, come era solita fare, se n’era andata al circuito con le amiche. E che tormento sentire i racconti la sera sapendo di non potervisi recare. Il concorso aereo era iniziato l’8 settembre, ma già da alcuni giorni la città e i dintorni erano affollati di visitatori arrivati da mezzo mondo.


Dalla casa di Castenedolo si impiegava un tempo considerevole per arrivare a Montichiari. C’era un gran movimento di birocci, carri, calessi e di quei bolidi di automobili per strada. I tram erano pieni di forestieri e molti soldati pattugliavano le strade e indirizzavano i visitatori verso il circuito, nudo, spoglio, caldo e assolato in quel settembre, nel quale l’estate non voleva cedere il passo alla stagione autunnale. Era sicuramente emozionante passeggiare per gli hangar dove si radunavano gli aviatori e i loro meccanici, sporchi di grasso e armati di bulloni e cacciavite, a revisionare gli aerei ultraleggeri e i monoplani. E magari si sarebbero visti anche i dirigibili, che infiammavano i discorsi serali del Caffè Maffio e dei bar del corso del Teatro. Di sicuro interesse per le donne di casa erano le descrizioni degli abiti delle signore che accompagnavano gli aviatori:

La signora Bleriot indossava degli abiti dalle gonne più corte del solito, sopra la caviglia, addirittura succinti per una città provinciale come Brescia, ma certamente quello era l’ultimo grido in fatto di moda, veniva da Parigi. Alcune signore, noncuranti del caldo, sfoggiavano abiti di seta dalle gonne ampie e dalla vita più bassa del solito, che mettevano in mostra corsetti aderentissimi che poco lasciavano all’immaginazione. E d’altra parte, nobildonne ed attrici affollavano le tribune e la Duse... — la Duse! — era stata avvistata, a mostrare il suo appoggio al suo amante, il noto scrittore Gabriele D’Annunzio, che era tutto preso dalla voglia di cimentarsi anche lui in imprese aeronautiche […].

In effetti fu proprio in quell’occasione che d’Annunzio volò per la prima volta, il 12 settembre, quando sorvolò il circuito e la campagna di Montichiari. Fu una settimana entusiasmante, che si fermò solo il 10 settembre, perché le mutate condizioni atmosferiche sconsigliavano di volare: chi avrebbe avuto il coraggio di tuffarsi in mezzo alle nubi, sotto la pioggia battente? Eppure le persone, spinte dalla curiosità, affollavano ugualmente il circuito, che incarnava la modernità del nuovo secolo, che probabilmente era destinato a essere dominato da simili macchine. Finalmente arrivò sabato 11 e tutta la famiglia si recò al circuito, con parenti e amici arrivati in gran numero presso la casa di campagna per una festosa colazione. La chiassosa compagnia si mescolava alla folla presente. Qualcuno si fermava a parlare con conoscenti, giunti da Brescia e da Mantova, alcuni avevano riconosciuto Giacomo Puccini nella tribuna d’onore. Ci fu un bellissimo volo di Curtif che ricevette il primo premio per la velocità percorrendo cinquanta metri ad altezza delle case. Fu magnifico e degno di nota il volo di Rougier all’altezza di 116 metri.


Anche per tutta la giornata di domenica vi furono grandi voli. Solo la trisnonna era rimasta a casa, ma per un buon motivo: voleva godersi lo spettacolo interessantissimo della folla straordinaria che passava nell’andata e nel ritorno con migliaia di automobilisti, biciclette e veicoli di tutti i generi, da quelli di lusso all’umile carretto. Un’immagine della nostra città e della nostra gente all’inizio del secolo scorso ce la regala lo scrittore praghese Franz Kafka, che si trovava in vacanza a Riva del Garda in quel lontano settembre del 1909 e che con lo scrittore Max Brod si recò a vedere il circuito. Descrive Brescia come chiassosa, sporca, esotica, popolata da gente losca dedita a truffare il turista straniero. Giudica D’Annunzio un ometto in cerca di attenzioni, ammira le gentildonne in visita, ritrae Bleriot e gli altri aviatori nel loro ambiente di pionieri, avventurieri, scienziati e valenti ingegneri. Della sua esperienza al circuito fece un dettagliato resoconto per il giornale praghese Deutsche Zeitung Bohemia e scrisse il racconto Gli aeroplani a Brescia. Leggendolo si può avere un mirabile scorcio sulla società europea della Belle Époque in quei primi anni del secolo, che di lì a poco sarebbe precipitato nella Grande guerra, inconsapevolmente, come racconta il professor Clarke nel suo saggio I sonnambuli.


G. Bracconi


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