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Bitcoin: la moneta del futuro?

Il 27 febbraio, dopo le sanzioni da parte dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, che hanno vietato ogni transazione internazionale proveniente e diretta alla Russia, il bitcoin ha avuto un rialzo del valore di circa il 20% in due giorni, portando il suo valore a sopra i 43mila dollari. Ma perché tutto questo? Semplice, perché non essendo controllati da nessuno, ciò può permettere ai cittadini russi di proteggersi dal loro stesso stato.

È probabile che anche voi abbiate sentito parlare dei bitcoin, e ve ne siate incuriositi, in questo articolo spiegheremo in breve di che cosa si tratta, cercando di usare un linguaggio più semplice possibile, e perché rappresentano il futuro della moneta.


Come siamo arrivati qui?

Nella storia dell’essere umano si è sempre avuto bisogno di una moneta per eseguire scambi. È qui che si installò per la prima volta uno dei concetti fondanti dell’economia: la rarità crea valore, un oggetto è raro solo se è molto difficile o impossibile riprodurlo. È l’esempio dell’oro, che ancora oggi uno dei materiali con più valore. Questo portò alla nascita delle banche, che risolsero il problema del trasporto difficoltoso e pericoloso dei materiali rari, conferendo al loro posto dei fogli significativi, che servivano a rappresentarli. Questo portò poi banchieri a lucrarci in modo disonesto, emettendo più fogli rappresentativi di quanto oro fosse effettivamente depositato, in modo da poterne usufruire per loro. Inizialmente questo processo fu punito e condannato, ma al giorno d’oggi è legalizzato e alla base del sistema economico. La moneta utilizzata attualmente non è altro che carta, un oggetto riproducibile all’infinito, che in teoria dovrebbe essere rappresentativa dell'oro effettivamente depositato, ma invece non è così. Le banche centrali infatti hanno il potere di emettere carta a loro piacimento, dandogli il valore che vogliono. La troppa quantità di denaro emesso porta all’inflazione monetaria, che fa perdere il valore del denaro nel circuito monetario. Per esempio l’euro da quando è entrato per la prima volta in valore, circa 22 anni fa, ha perso circa il 40% del suo potere d’acquisto; in pratica, se una persona avesse depositato nel 2000 150 euro sul suo conto, oggi se ne ritroverebbe 90.

Cos’è quindi il bitcoin?

Il bitcoin non a caso è stato spesso definito oro digitale per la sua stessa caratteristica principale: è limitato. Al posto di avere della carta rappresentativa, il bitcoin è qualcosa di non riproducibile; infatti una volta raggiunti i 21 milioni massimi di unità non potrà più essere prodotto, ma solamente scambiato e utilizzato come moneta. Questa è la caratteristica principale che spiega in breve di che cosa si tratta, ma non è l’unica; infatti esso è libero, utilizzabile da tutti, decentralizzato e quindi gestito completamente dalla matematica e non da un ente centrale, quindi non è inflazionabile o manipolabile in alcun modo, nemmeno dal suo creatore, la cui lungimiranza è stata creare qualcosa di cui avrebbe perso il controllo in modo che nessuno ora possa averlo.

Alla base dello scambio di quest’oro digitale vi è la crittografia, che permette transazioni da utente a utente senza la validazione di un’autorità umana. La matematica alla base ci permette di non doverci fidare di esseri umani per le transazioni monetarie. Basta installare un “portafoglio” (wallet) e transare dall’indirizzo Bitcoin della persona A a quello della persona B.


Che vantaggi porta?

Bitcoin rappresenta un punto di sbocco per l’economia del futuro, nella quale non si ha bisogno di oggetti rappresentativi, basta semplicemente un telefono. Un altro punto di forza è il fatto che sia completamente opzionale: chiunque può possederne o non possederne a sua scelta, differentemente dalle monete “normali” (a “corso forzoso” o “corso legale” a cui siamo abituati). Addirittura potrebbe permettere una risalita economica di paesi più poveri che vengono considerati di seconda categoria.

In alcune teorie economiche, come la moderna teoria austriaca del professore Jesús Huerta de Soto, si arriva a dimostrare come una moneta non inflazionabile dagli stati disincentiva le guerre.

Per uno stato finanziare una guerra ha costi molto alti; ha quindi bisogno di denaro, e per procurarlo ha due opportunità: la prima è stampare nuove banconote, la seconda è alzare le tasse. La più privilegiata nella storia è stata sempre la prima opzione perché è più vantaggiosa rispetto alla seconda, nella quale bisogna avere un consenso diretto da parte dei cittadini, in modo da invogliare loro a pagare, diminuendo le possibilità di guerra. In un mondo idealmente possibile, nel quale la moneta convenzionale è stata sostituita da una criptovaluta a quantità limitata, il primo metodo non è attuabile, e questo ridurrebbe le possibilità bellicose. Ultima ma non per importanza, anche la privacy e la incensurabilità finanziaria è uno dei vantaggi delle criptovalute non centralizzate.

La base sulla quale si fonda Bitcoin è la rete distribuita di portafogli che lo fanno circolare: non c’è una banca centrale, tutti i portafogli installati sui computer verificano matematicamente le transazioni rendendo sicura la rete.


Concludendo

Si sente tanto parlare delle criptovalute, ed è chiaro che rappresentano un futuro in cui monete indipendenti si affiancano alle monete degli stati. Poter usufruire liberamente del proprio “oro” senza la paura dei furti era il sogno dei mercanti di secoli fa, e ora finalmente, grazie a una rete libera, ne abbiamo la possibilità, in modo rapido e sicuro. Adesso tocca alla popolazione abbracciare queste novità, per migliorare la vita di tutti.


A. Pasini


Bibliografia

Ammous, S. (2018). The Bitcoin Standard: The Decentralized Alternative to Central Banking. Wiley.

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