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Writer's pictureRedazione di Carliweek

Echi dal passato (2)

«λάθε βιώσας»

«Vivi nascosto» (Epicuro)


Questo è il motto della filosofia epicurea, una corrente di pensiero sviluppatasi nell’antica Grecia ellenistica. Fondata da Epicuro, si propone di curare i mali dell’uomo, affetto dalle intemperie politiche, sociali e culturali: la filosofia, allora, diviene la cura. Essa si sviluppa sulla ricerca di una vita serena e priva di turbamenti: lo scopo dell’etica epicurea infatti è permettere all’uomo di raggiungere la felicità.

Il primo passo che permette di evitare i turbamenti è abituare l’individuo a liberarsi dalle sue paure: ciò attenua sia il senso di precarietà, sia l’incertezza della vita. Ecco, allora, che la collettività umana diviene cruciale per evitare questi malesseri: l’egoismo umano fa spazio all’affetto, che permette a ciascuno di sopraffare il dolore.

Tuttavia, l’ostacolo della collettività sono i conflitti e le competizioni, motivo per cui il saggio epicureo vive circondato di amici, ma evita di celarsi dietro una maschera sociale.

Per questo il suo motto è “vivi nascosto”. Non è una pratica cinica o asociale: si tratta di non aspettarsi la felicità dalla massa egoistica e superficiale del mondo civile. Per quanto la civiltà sia fondamentale e sacra, il ruolo sociale e di facciata è un bene infinitamente minore rispetto ai legami di amicizia profonda: l’amicizia è il vero «grande bene» (G. Cambiano), l’unico bene che garantisce la felicità, cioè l’assenza di dolore.

Per questo al saggio non serve l’amore dei molti, ma si nasconde nel suo circolo ristretto di persone amate, in uno scambio equo e simbiotico di protezioni e ripari dalle tempeste della vita.

Pertanto, secondo Epicuro, l’origine dello Stato coincide con il concetto di “utile reciproco”: gli uomini, per vivere in comunità, devono aggregarsi come gli atomi in Democrito, mentre i saggi sono autosufficienti e bastevoli a se stessi.

I.Consolini

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