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Writer's pictureRedazione di Carliweek

Dall'Oriente. Tre mesi in Cina

La notizia del Covid-19 mi era giunta già da fine gennaio. Una news proveniente dalla Cina si era sparsa sui giornali digitali, lasciando un seme di allarme nei cuori della mia famiglia.

Ben presto il seme è maturato, diventando una gigantesca pianta a febbraio. L’accertamento del Coronavirus ha definitivamente scosso la Cina, cominciando a chiudere le frontiere e a limitare le uscite.

Scuole chiuse, lavori fermi, strade deserte. Il pericolo sembrava essere stato limitato e chiuso in una gabbia, ma a fine mese si dimostrò nient’altro che un’illusione.

Fine febbraio, nel terrore della gente, il virus sembrava la falce della morte, appesa al collo, che non lasciava fiatare. Le stesse misure utilizzate in Cina hanno cominciato a essere applicate in tutto il mondo.


Proprio durante la settimana di vacanza che solo il nostro Liceo offriva, la comunicazione di divieto al rientro a scuola è stata mandata via mail a tutti i studenti. E proprio quella settimana, la mia famiglia aveva in programma di andare in Cina in quanto il nonno era debole di salute.

Così ai primi di marzo, sono partita con gli ultimi aerei e arrivata in Cina senza problemi.

Durante le due settimane di quarantena, le notizie si rinnovavano a una velocità incredibile. La Cina si riprendeva dopo due mesi di severe limitazioni, ma il mondo sembrava essere caduto nel caos.

Il numero di infetti cresceva a un ritmo spaventoso e, tra quei dati altalenanti, sono passati altri due mesi.

Già a maggio i numeri sembravano cominciare a descrescere e stabilizzarsi. Nonostante altre notizie da lontani luoghi del mondo sembrano ancora dimostrare le conseguenze della pandemia, l’Italia sta trovando la sua via. Mentre la Cina ormai è in procinto di ritornare alla normalità prima del Covid.


Ma solo settimana scorsa, ai primi di giugno, la notizia di nuovi casi nella capitale di Pechino è stata diffusa dai giornali. Da 8 a più di 100 casi, generando una nuova onda di voci inquiete. Forse le acque si stanno calmando, ma non possiamo ancora rilassarci.

In questa guerra si sono sacrificati eroi ed eroine, e non possiamo lasciare che il sacrificio sia vano.

Siate vigili, siate cauti. Le mascherine sono necessarie e lo è anche lavarsi le mani.

Infine, auguro che presto, tutti possano di nuovo riunirsi a una tavola, entrare in un cinema, passeggiare per le strade senza paura.




Tianxin Cristina Zheng

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