Echi dal passato (4)
«Uomini nati nel buio della vostra vita, simili alla stirpe caduca delle foglie, esseri fragili, impasto di fango, vane figure d’ombra, senza la gioia delle ali, fugaci come il giorno, infelici mortali, uomini della razza dei sogni, date ascolto a noi creature celesti: in principio c’erano il Caos e la Notte e il buio Erebo e il Tartaro immenso; non esisteva la terra nè l’aria nè il cielo. Nel senso sconfinato di Erebo, la Notte dalle ali di tenebra generò dapprima un uovo pieno di vento. Con il trascorrere delle stagioni, da questo sbocciò Eros, fiore del desiderio: sul dorso gli splendevano ali d’oro ed era simile al rapido turbine dei venti. Congiunto di notte al Caos alato nella vastità del Tartaro, egli covò noi che siamo i suoi figli, e questa fu la prima stirpe che l’amore condusse alla luce. Neppure la razza degli dèi esisteva avanti che Eros congiungesse gli elementi dell’universo. Quando avvennero gli altri accoppiamenti, nacquero il cielo e l’oceano e la terra, e la razza immortale degli dèi beati»
[Aristofane, Gli uccelli 685-702. Traduzione di Dario Del Corno]
Aristofane, padre della commedia classica, nella sua opera “Gli uccelli” (vv. 685-702), fa appello a una tra le più antiche attestazioni della Teogonia secondo i precetti della dottrina basata sul culto di Orfeo, l’orfeismo, appunto.
Questa filosofia sostiene che l’origine del tutto sia da ritrovare in due elementi primordiali: la Notte e l’Uovo, rappresentante dell’unità.
Dal totale, ovvero l’Uovo, il mondo si è scomposto in parti di volta in volta più piccole: ne consegue che l’esistenza viene interpretata come un costante processo di disgregazione e, allo stesso tempo, di continuo ritorno alla totalità. Grazie a questa visione, si è teorizzato che l’uomo avesse il corpo forgiato dalle ceneri dei Titani e dell’anima di Dionisio.
In una modalità analoga a questa Cosmogonia, Esiodo, nella Teogonia, rappresenta Eros come un’entità primordiale, generatrice. Egli non genera forma alcuna eppure, da quando si genera, le divinità più antiche nascono, sulla base del principio del desiderio e dell’unione. È dopo la nascita del Caos e della Terra che Eros porta ordine tra essi.
L’abile commediografo rimane fedele a se stesso e all’elemento tipico delle sue opere: la parodia. In effetti, i principi cardini dell’orfeismo sono declinati in senso parodistico, mantenendosi comunque fedeli alla visione del mondo.
I.Consolini
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