Il femminismo non è un totalitarismo
Negli ultimi anni si è sentito molto parlare di come il femminismo stia prendendo il sopravvento nelle società di tutto il mondo. Questa situazione crea diversi punti di vista e molti interrogativi nella mente di coloro che non condividono o comprendono il movimento femminista, addirittura accusandolo di una presa di potere antitetica da parte delle donne che scelgono di essere rappresentate da questi ideali. Iniziamo specificando che il femminismo non è un totalitarismo: la definizione del termine in realtà esplica in maniera chiara come questo sia un movimento che permetterebbe equità economica, giuridica e sociale che ancora a oggi non esiste del tutto. Il femminismo non è un estremismo o un’imposizione di potere da parte delle donne, è una pura emancipazione dei diritti, non solo per il genere femminile, ma per l’umanità intera che ha bisogno di equità generalizzata senza dover precisare sempre a chi deve appartenere.
La storia del femminismo nacque nel tardo Illuminismo quando il suffragio universale era un concetto da guadagnarsi e le suffragette, donne che volevano questo diritto, lottavano per il loro futuro e quello delle generazioni a venire, perché l’equità è per tutta la società non solo per una determinata categoria di persone. Negli anni a venire il femminismo ha preso una posizione diversa, più radicata e organizzata, fino a diventare il centro di molti dibattiti. Uno di questi deriva dalla domanda «Ha ancora senso definirsi femministe?» Jessa Crispin, attivista, saggista e blogger americana non sarebbe d’accordo. La donna durante un’intervista ha infatti raccontato come a oggi il femminismo sia diventato una moda più che un movimento radicato; ora si parla di un femminismo disinteressato all’oppressione del patriarcato, che non propone delle soluzioni, ma giudica in maniera forte tutto ciò che si oppone senza dare soluzioni di nessun tipo, questo non è femminismo. Ora tutto è basato sulla performance, su una questione di denaro e poco interesse nei confronti del significato che questo tipo di attivismo dovrebbe avere, per portare cambiamento, un cambiamento necessariamente radicato che traghetti verso un futuro diverso. Le posizioni sociali di potere dovrebbero essere modificate alle base prima di essere prese a carico da donne che scelgono di emanciparsi. Il femminismo non è un totalitarismo, piuttosto è una ricerca di imporre potere per arrivare all’equità, un’equità necessaria a vivere in una società giusta per l’educazione futura degli uomini e delle donne che non devono fermarsi alla definizione di loro stessi in quanto tali. Non siamo macro categorie che vivono nello stesso luogo, siamo una realtà che coesiste o almeno dovrebbe senza distinzioni di genere, ma solo grazie alla meritorietà di Zamagni. Il femminismo non è un totalitarismo, perché sarebbe troppo facile. Le donne non si impongono per il potere sugli altri, ma per il potere su loro stesse, affinché possano scegliere il loro futuro senza discriminazione di genere.
L. Zangani
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