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Paestum
Paestum è stata una delle più grandi città greche sulla costa del Mar Tirreno in Magna Grecia. Dopo la sua fondazione da coloni greci con il nome di Poseidonia (Ποσειδωνία) fu conquistata dai Lucani e più tardi dai Romani. I Lucani la ribattezzarono Paistos, mentre i Romani diedero alla città il suo nome attuale. Gli scavi di Paestum sono noti per i loro tre antichi templi greci, che ancora oggi si presentano in un ottimo stato di conservazione.
Tempio di Hera
Il più antico dei tre templi, costruito circa intorno al 550 a.C., a volte è denominato la Basilica, sulla base di un errore di archeologi precedenti: pensavano che fosse un edificio pubblico romano (un luogo adibito a sede di tribunale e alle assemblee che tenevano i cittadini).
Tempio di Nettuno
Viene considerato come l'esempio dell'architettura dorica templare in Italia e in Grecia. L'attribuzione a Nettuno si deve agli studiosi del '700 che ritennero l'edificio costruito in onore del dio che dà nome alla città. Studi recenti lo attribuiscono invece ad Apollo, nella sua veste di medico.
Tempio di Athena
Il ritrovamento di numerose statuette in terracotta raffiguranti Atena prova che il Tempio non era dedicato a Cerere ma alla dea della saggezza e delle arti Atena. Infatti il tempio sorge sulla parte più alta della città, luogo dove sono sempre stati eretti i templi in onore di Atena nelle città greche.
Fonte: museopaestum.beniculturali.it
Teatro olimpico
Nel 1587 Vespasiano Gonzaga stipulò un contatto con l’architetto Vincenzo Scamozzi. L’edificio costituisce il primo esempio di teatro dell’epoca moderna edificato dal nulla e non vincolato nelle struttura ad edifici preesistenti. Dopo la morte di Vespasiano il teatro subì svariate modifiche. Dalla fine del Settecento fu trasformato in una caserma e poi in un magazzino. Nel ventennio fascista fu addirittura trasformato in cinematografo. Solo negli anni Cinquanta del Novecento, per interessamento delle Belle Arti di Verona, fu rifatta la gradinata in legno, il palco sopraelevato e fu risistemato il pavimento. Negli anni Ottanta furono restaurati i dipinti e gli stucchi mentre nel 1996 fu montata l’attuale scena fissa ad imitazione di quella originale. «ROMA QVANTA FVIT IPSA RVINA DOCET» Quanto fu grande Roma ce lo dicono le sue rovine
Sulla parete di fondo è rappresentato l'imperatore Tito Flavio Vespasiano, il quale sembra porgere una corona di alloro per consacrare Vespasiano Gonzaga novello imperatore della “nuova Roma”, appellativo attribuito a Sabbioneta nel Cinquecento.
A cura di A. Bugatti
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