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Writer's pictureRedazione di Carliweek

Intervista ad Adele Casali

Alessandra Bugatti, della redazione di Carliweek, intervista una delle studentesse del Liceo Guido Carli, Adele Casali della classe 3^A (di seguito AC) per confrontarsi con lei sulla Didattica a Distanza (DaD)

Sul nostro canale Youtube è disponibile anche la videointervista completa!



AB: Secondo te, quali sono gli svantaggi e i vantaggi della didattica a distanza? Cosa ti manca della didattica in presenza?

AC: Sicuramente si sente la distanza, non soltanto quella fisica, ma anche quella psicologica in particolare dal gruppo classe che, secondo me, è una componente importante della scuola perché l’importanza di condividere certi momenti, determinate situazioni con un gruppo di persone che deve fare le tue stesse cose, non è da sottovalutare. Sicuramente questa componente aiuta anche, secondo me, l’attenzione che ci può essere in classe rispetto all’autogestione: è più difficile autogestirsi da casa anche per quanto riguarda l’attenzione durante le lezioni e le spiegazioni rispetto ad un’attenzione collettiva e sempre “costante”. Questo è uno svantaggio della didattica a distanza per cui una difficoltà personale, dovuta anche a dei momenti difficili che una persona può avere, viene enfatizzata dal fatto di essere da soli a gestirsi nella didattica, poi ci sono comunque dei lati positivi: una persona può riuscire a viverla con più calma e non c’è una necessità di svegliarsi presto: come dicevi tu prima, le ore di sonno possono essere di più è c’è una tranquillità diversa rispetto alla didattica in presenza.


AB: Cosa miglioreresti della didattica a distanza?

AC: Dal mio punto di vista l'aspetto più stancante è il tempo trascorso davanti allo schermo, perciò funziona molto bene tenere delle lezioni asincrone: il caricamento di materiali online che possono essere ascoltati in ogni momento e permettono di avere sempre una risorsa. Però dato che siamo sempre attaccati allo schermo, dovrebbe essere diminuito il tempo di studio nel pomeriggio: già sei ore sono tante, e nel pomeriggio c’è sempre una parte consistente di studio, di esercizi e compiti che richiedono un’interazione digitale, specialmente perché molti compiti sono da caricare online. Dal mio punto di vista sarebbe positivo cercare di diminuire il carico di lavoro pomeridiano, quindi intensificare la mattina e lasciare nel pomeriggio un po’ di libertà e in modo da potersi staccare da questi schermi stancanti. Secondo me la nostra scuola lo sta gestendo comunque molto bene perché sono molti i professori che ci lasciano un margine anche a livello di lezioni asincrone, magari un professore carica un video e dice: «bene, se volete guardarlo adesso potete benissimo, ma per me non è un problema se svolgete il compito oggi pomeriggio». Per cui anche il fatto che i nostri professori siano elastici e molto umani non è una cosa da sottovalutare perché non è da tutti. Questo è un lato positivo e può essere molto utile, c’è sempre disponibilità dall’altra parte: se noi abbiamo dei problemi non credo che dei professori abbiano qualcosa da ridire se noi comunichiamo questi problemi, specialmente dopo questo periodo anche loro stanno sentendo la pesantezza di questo tipo di didattica e sono i primi a comprendere che noi possiamo avere dei problemi.


AB: Quali sono secondo te le maggiori differenze tra la situazione di marzo e di questi ultimi mesi?

AC: Dal mio punto di vista, oltre alla differenza del periodo dell’anno: un lockdown in primavera/estate è stato di sicuro più pesante da un punto di vista della sensazione di essere chiusi in casa. Poi ricordiamo che per una passeggiata ora si può uscire e in realtà, essendo la seconda volta che succede e lo abbiamo già vissuto, siamo più preparati e siamo già più abituati. Ora non spaventa più così tanto il facciamo un mese o due di dad perché ne abbiamo fatti anche di più nella prima parte dell’anno, per questo motivo, secondo me, possiamo viverla in un modo un po’ più leggero di come l'abbiamo vissuta la prima volta. Spero che in futuro ci sarà la possibilità di riprendere la didattica in presenza perché secondo me è una parte fondamentale di quella che è la scuola e facilita anche l’apprendimento. Dipenderà da come si evolverà questa situazione e quindi, nonostante si possa sperare di tornare a scuola, bisogna tenere una speranza anche dal punto di vista sanitario sempre presente. Dal mio punto di vista con l’inizio dell’anno nuovo si potrà ritornare in presenza, però non faccio previsioni certe, assolutamente.


AB: Quali sono stati gli impatti della dad?

AC: Nella mia esperienza ho imparato a convivere di più con la mia famiglia e anche, più semplicemente, con me stessa perché è stata secondo me una situazione molto “individualizzata”: ognuno ha dovuto pensare per se stesso, anche per la presenza di una didattica autoregolata e perciò, anche dal punto di vista emotivo, io ho iniziato a pensare molto di più rispetto a prima, essendo sempre da sola.

Secondo me è stato un periodo difficile ma ha insegnato a tutti qualcosa: è importante cogliere sempre i lati positivi.


AB: Hai un messaggio per chi ci sta ascoltando?

AC: Io spero che tutti riescano a cogliere i lati positivi di questa situazione e magari a prendersi del tempo per se stessi per capire quali sono veramente le emozioni che una persona prova e che pensa che siano quelle giuste per lui o per lei.

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