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L’immortalità e il mind uploading

Grace Vermi

Fin dalla giovane età si nasce con l’idea che prima o poi si cesserà di vivere, è inevitabile, non esiste religione o cultura che non ritenga che la morte incombe su ognuno di noi. Si presentano varie teorie sul dopo, su cosa succede quando il corpo sprofonda in un eterno sonno e i pensieri abbandonano la mente, ma mai nessuna è stata confermata. Si cresce e mentre le domande sulla morte si amplificano diventando più profonde, le uniche risposte che si ricevono sono tipiche frasi come «si vive una volta sola» o «cogli l’attimo»; probabilmente tali istruzioni sono solo un riparo dall’opprimente questione che interroga l’uomo fin dall’antichità riguardante il dopo «fine vita».


Quindi, se a chiunque venisse posta la domanda «Vorresti essere immortale?», la risposta innata e spontanea sarebbe un sì, forse convinto, ma la domanda verrebbe presa superficialmente, perché, indipendentemente dalla risposta, si è certi che prima o poi quello che è stato costruito svanirà, lasciando solo un piccolo segno che scomparirà insieme a tutti gli altri. Ma se invece quella possibilità, considerata inimmaginabile, diventasse anche una remota speranza? Se si scoprisse che la vita, inizialmente appesa a un fine filo pronto a rompersi, potrebbe rivelarsi eterna?


Queste domande sono state affrontate in vari libri e film; uno dei romanzi che per me riesce a racchiudere al meglio questi concetti è Bay City, scritto dal britannico Richard Morgan. Viene narrato, in uno stile cyberpunk, di un mondo distopico dove l’identità umana viene digitalmente immagazzinata e successivamente scaricata in una custodia, ovvero un corpo differente. Dopo anni di ricerche, sono arrivate delle proposte che prima erano considerabili solo da un punto di vista fantascientifico e che attualmente sembrano potersi realizzare in un futuro. Scaturisce in questo modo l’idea del cosiddetto mind uploading, cioè un sistema che permetterebbe il trasferimento della mente umana su un substrato non biologico. Quest’idea è stata molto criticata, in parte a causa della difficile realizzazione, ma soprattutto da un punto di vista etico, di cui analizzerò dopo gli aspetti specifici. Nonostante queste critiche, rimangono molti gli scienziati che appoggiano questa presunta immortalità; tra questi sostenitori vi sono i transumanisti, un movimento che supporta l’accrescimento delle doti fisiche e cognitive a seguito di scoperte scientifiche e tecnologiche.


Il cervello umano fisico non verrebbe trasferito direttamente, ma verrebbe registrata la coscienza di un individuo, poi trasportata su un cervello robotico; i ragionamenti e i pensieri rimarrebbero però invariati. Purtroppo, date le risorse tecnologiche di cui disponiamo, non sono ancora certi la potenza e lo spazio che un computer dovrebbe assumere per ottenere una copia del cervello. Recenti studi però prendono in considerazione l'utilizzo di computer tridimensionali o quantici che risulterebbero più potenti e capienti. Nel 2003, l’IBM ha annunciato un progetto ideato per costruire una simulazione del cervello basata su un supercomputer in grado di mappare la mente umana.


Quindi, ritornando al quesito iniziale «Vorresti essere immortale?», sapendo che esiste una distante possibilità che questo avvenga, la risposta forse non rimarrebbe invariata. Tuttavia, dopo un’attenta analisi di un trasferimento della mente, l’etica sembra suggerirci che l’argomento è ancora oggetto di importanti controversie.


Alcune critiche vertono sulle questioni filosofiche riguardanti per esempio la funzionalità dei sensi: essi rimarrebbero attivi nell’individuo o verrebbero annullati? E quale sarebbe l’impatto sulla coscienza? Troppe sono le domande che ancora riguardano un processo che potrebbe garantire l’immortalità. I diritti umani verrebbero riconosciuti ugualmente? L’intelligenza umana verrebbe ancora considerata come tale? La vita continuerebbe ad avere lo stesso corso sapendo di avere tutto il tempo a disposizione? Aver da sempre vissuto con l’idea che un giorno la vita cesserà ci ha portati a cercare di viverla al meglio, ma se d’un tratto avessimo la certezza di poter rimandare ogni sogno e progetto, probabilmente non vivremmo più questo sentimento che ci spinge a dare il massimo e ci tiene lontani dal passare una vita mediocre.


Un altro fattore che sembra rendere l’immortalità immorale, sarebbe dover effettuare una cambiamento del nostro corpo originale, quello che siamo, che percepiamo e come vediamo noi stessi, non dipende solo dai nostri pensieri, ma anche dalle sensazioni ricevute dai nostri organi di senso, quindi entrare in un corpo che non ci appartiene a pieno ci porterebbe a sentirci inadeguati e a cambiare irreversibilmente il nostro modo di essere e di comportarci. Pertanto, una domanda che sembrava non riguardarci direttamente, con il mind uploading, potrebbe dimostrarsi come uno dei più grandi quesiti su cui l'uomo si interroga.


G. Vermi

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