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Writer's pictureRedazione di Carliweek

La Giornata della Memoria e le pietre d’inciampo

Venerdì 27 gennaio, in onore della Giornata della Memoria, la nostra scuola ha organizzato un’uscita didattica nel centro di Brescia, facendoci fare un itinerario in visita delle pietre d’inciampo poste in onore dei cittadini bresciani vittime dell’Olocausto. Data questa esperienza significativa, abbiamo deciso di scrivere questo articolo per diffondere informazioni su ciò che è accaduto.


La Giornata della Memoria

Il 27 gennaio si celebra la Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime dell'Olocausto, più comunemente chiamata Giornata della Memoria. Durante questo giorno si ricorda il genocidio di cui furono responsabili la Germania nazista e i suoi alleati nei confronti degli ebrei d’Europa, avvenuto poco prima della seconda metà del Novecento. La data scelta per tale commemorazione non è casuale. Si è stabilito proprio il giorno 27 gennaio poiché in tale data, nel 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, sancendo la fine dell’Olocausto. La Giornata della Memoria è stata istituita in Italia con una legge del 2000.


Le pietre d’inciampo

Le pietre d’inciampo sono blocchi di pietra ricoperti da una piastra in ottone posta a faccia in su, incorporate nel selciato delle città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazione. Esse hanno la dimensione di un sampietrino e hanno lo scopo di lasciare impresso nelle menti di tutti il ricordo delle vittime dell’Olocausto.


In nome è stato scelto perché il termine «pietra» indica appunto di cosa si tratta mentre l'espressione «inciampo» deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte, anche casualmente, nell'opera. Il progetto delle pietre d’inciampo nacque dall’artista tedesco Gunter Demnig quando, nel 1992 a Colonia, in Germania, fu posata la prima pietra. L’iniziativa, poi attuata da diversi paesi europei fece sì che in Europa venissero posate oltre 71mila pietre in quasi tutti i paesi che furono occupati durante la seconda guerra mondiale dal regime nazista tedesco, nonché in Svizzera, Spagna e Finlandia; attualmente solo Estonia, Bielorussia e alcuni paesi balcanici non hanno aderito al progetto. Posizionata al terzo posto per il maggior numero di pietre d’inciampo c’è l’Italia, accompagnata da Austria e Repubblica Ceca, che posseggono circa un migliaio di pietre l’una. In italia le prime collocazioni sono avvenute nel gennaio 2010 a Roma e attualmente se ne trovano a Bolzano, Genova, L’Aquila, Livorno, Milano, Reggio Emilia, Siena, Torino, Venezia oltre ad altri numerosi centri minori. A Brescia, in particolare la prima pietra d’inciampo fu collocata il 23 novembre 2012 e fu dedicata a Roberto Carrara; le collocazioni complessive a Brescia e provincia sono attualmente cinquantaquattro. Esse ricordano il tragico destino delle vittime della Shoah e di altre vittime dei nazisti.


La pietra d’inciampo di Angelo Cottinelli.


La nostra esperienza

La mattina del 27 gennaio, insieme ad una delle classi seconde ed alcuni docenti, ognuna delle classi prime ha raggiunto come prima tappa piazza della Vittoria, dove si trovano le pietre d’inciampo di Guido e Alberto Dalla Volta, padre e figlio, entrambi deportati ad Auschwitz ed assassinati poichè ebrei: una delle storie che più ci ha emozionate, dove si presenta una famiglia sempre unita, sia nella vita che nella morte. Dopo che i ragazzi di seconda ci hanno descritto le loro biografie, siamo partiti alla volta del vicolo delle Dimesse, dove ad attenderci c’era la storia di Federico Rinaldini, un prigioniero politico che è stato anch’esso deportato ad Auschwitz. Dopo aver ascoltato anche la sua storia, ci siamo diretti verso vicolo dell’Inganno, dove si trova la pietra di Ubaldo Migliorati, che venne arrestato perché rifiutatosi di entrare a far parte della filonazista Repubblica Sociale Italiana: fu assassinato nel campo di concentramento di Buchenwald. L’ultima tappa di questa prima parte della gita è stata la pietra di Andrea Trebeschi, in via delle Battaglie 50. Quest’ultimo era un cattolico antifascista, e proprio per questa ragione fu deportato e ucciso nel campo di concentramento di Gusen. Alla fine di questa prima ora e mezza abbiamo fatto una breve pausa di ristoro e ci siamo subito rimessi in marcia per visitare le ultime tre pietre d’inciampo. Una volta giunti in via delle Battaglie 16 per ascoltare la storia di Angelo Cottinelli. abbiamo avuto il privilegio e la fortuna di incontrare un suo nipote, il signor Vincenzo, che si è gentilmente offerto di narrarci la storia dal suo punto di vista. Abbiamo ascoltato con molto interesse e piacere la storia del signor Cottinelli, così dettagliata e realistica che sembrava quasi di vedere le scene di un film. Dopo aver ringraziato il signor Cottinelli per questo apprezzato dono, siamo andati in direzione di contrada del Carmine 39, dove risiedeva Roberto Carrara, che essendosi unito ad un gruppo di ribellione contro il regime fascista al potere fu deportato come nemico politico a Mauthausen dove fu poi ucciso. L'ultima fase di questo nostro “viaggio” è stata la visita alla pietra di Alessandro Gentilini, a contrada del Carmine 16. Egli è stato un deportato politico ed è stato ucciso a Gusen. Terminato il nostro percorso, ci siamo lasciati alle spalle il freddo invernale e siamo tornati a scuola, dove abbiamo riflettuto sulla mattinata passata.


Abbiamo trovato questa iniziativa molto bella e significativa, soprattutto perché raccontata dai nostri coetanei, che ci hanno trasmesso le storie di tutte queste persone come da un amico a un altro, e ciò ha reso l’esperienza ancora più interessante. Sicuramente non si può negare che sia triste e doloroso ricordare tali barbarie nei confronti di persone innocenti, ma ricordare è importante, poiché è l’unico modo per il genere umano di non tornare a commettere errori fatti in passato. I nostri compagni di seconda ci hanno passato il testimone, in modo che saremo noi a raccontare ai ragazzi di prima dell’anno prossimo le storie dei nostri ex concittadini, e così noi faremo.


I. Shmili, A. Vitello

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