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Perché l’Italia non è produttiva?

Con l’arrivo delle notizie dai primi Paesi che, grazie a campagne vaccinali in fasi avanzate, possono pensare a un ritorno alla normalità, è facile vedere come la speranza cresca anche nei singoli individui, inducendoli a tornare a pensare al “dopo” con trepidazione, come la luce alla fine del tunnel. Ciononostante, i colpi subiti dalla maggior parte dei settori produttivi e dal mondo economico in generale a causa della pandemia non possono venire riparati grazie all’arrivo dei vaccini e tra gli Stati è già partita la corsa per recuperare quanto perso prima degli altri e ottenere un vantaggio. Finora la Cina è l’unica che sia stata in grado di mantenere una crescita e a non subire perdite nel proprio PIL, nonostante la propria salita sia stata ovviamente rallentata, essendosi fermata nel 2020 a un +1,8%.

Le teorie e le proposte su come si possa tornare a “ruggire” sono pressoché infinite, ma una più delle altre pare molto interessante e vale la pena di essere affrontata: la teoria della crescita di Solow.

Robert Solow è un economista statunitense, vincitore del premio Nobel per l’economia grazie ai suoi contributi alla teoria della crescita economica. Durante i suoi studi universitari ad Harvard, Solow incentrò la sua ricerca su una domanda in particolare: “come mai certe economie crescono di più di altre?”. La domanda gli sorse spontanea quando, dopo la fine della seconda guerra mondiale, vide le potenze vincitrici crescere molto più lentamente delle potenze vinte. Anche e soprattutto oggi, dopo un anno di pandemia e di grave decrescita economica, le teorie di Solow possono farci seriamente riflettere sulle condizioni in cui riversa il nostro Paese.


Prima di Solow, lo studio della crescita economica era puramente incentrato sul capitale. Gli economisti credevano che la chiave dello sviluppo fosse l’accumulo e l’investimento del capitale guadagnato. Con cinquant’anni di dati statistici sugli Stati Uniti, Solow sviluppò un semplice modello matematico per identificare il fattore più incisivo sull’incremento della produzione nei paesi occidentali. Il risultato fu piuttosto sconvolgente. Sebbene nel breve periodo la crescita possa essere influenzata da una moltitudine di fattori, l’unico fattore che ne garantisce continuità nel lungo periodo è uno: la produttività. Solow sostiene che l’80% della crescita totale degli Stati Uniti è dovuta principalmente alla costante innovazione tecnologica. L’abilità per il tessuto produttivo di uno Stato di innovare ed impiegare nella maniera più efficiente le nuove tecnologie sono i fattori che concorrono maggiormente ad una crescita costante nel tempo. Oggi paesi come la Germania riescono a mantenersi su livelli di crescita stabili non solo grazie a politiche economiche di sviluppo, ma in gran parte anche ai costanti investimenti pubblici e privati nella ricerca scientifica.


In Italia la situazione assume un carattere estremamente spaventoso una volta guardati i dati: la nostra produttività ha una crescita più bassa di tutti gli altri paesi dell’area OCSE (meno la Grecia che risulta in perdita), attestandosi su una media dello 0,20% annuo del 2019. Questa prospettiva è sconcertante ed è da attribuirsi per una larga parte alla bassissima spesa in ricerca e sviluppo da parte dell’Italia, corrispondente all’1,3% del PIL contro una media UE del 2%, concentrandosi peraltro per il 60% in Lombardia, Piemonte, Lazio ed Emilia-Romagna. Se affiancato ai drammatici risultati per digitalizzazione e alfabetizzazione digitale e finanziaria che il nostro Paese presenta (oltre che alla disoccupazione per i laureati più che doppia di quella tedesca, attestandosi circa sul 10%), è facile comprendere perché non cresciamo.


Robert Solow ci ha mostrato una via per la crescita e ci ha ricordato che solo tramite il progresso l’uomo è in grado di superare i propri limiti e le barriere che gli vengono imposte. È il momento che anche l’Italia inizi a pensare al futuro, ai giovani e alla digitalizzazione, perché il tempo a disposizione sta scadendo e non possiamo più permetterci di arrivare ultimi.


F. Dalla Bona, R. Zanetti


Bibliografia

Armstrong, Martin. “How Hard Will GDP Be Hit in 2020?” Statista, 16 settembre 2020. https://www.statista.com/chart/21961/oecd-gdp-growth-projections-2020-on-2019.

Marro, Enrico. “Bassa Produttività, Il «Male Oscuro» Dell’Italia in Quattro Punti.” Il Sole 24 Ore, 15 febbraio 2019. https://www.ilsole24ore.com/art/bassa-produttivita-male-oscuro-dell-italia-quattro-punti-ABGyrNUB.

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