Perché le imprese a gestione familiare alla fine falliscono: la Sindrome dei Buddenbrook
Dal titolo del celebre romanzo “I Buddenbrook, decadenza di una famiglia” di Thomas Mann, la Sindrome dei Buddenbrook è la tendenza statistica, per le imprese a conduzione familiare, a decadere nel lungo periodo. Secondo questa teoria, le imprese che non diversificano la gestione dalla sola figura familiare sono destinate al fallimento nell'arco di sole 4 generazioni.
I dati infatti ci dicono che meno del 30% delle imprese familiari sopravvive alla terza generazione e la situazione pare spaventare anche l’Unione europea.
Il 7 dicembre 1994 la Commissione europea ha redatto la “Raccomandazione sulla successione nelle piccole e medie imprese”, contenente numerosi consigli e direttive per poter sopportare al meglio lo shock del cambio generazionale. Tra queste indicazioni, spicca sicuramente la necessità di costruire e progettare il cambio con largo anticipo, in modo che sia la direzione che l’azienda siano pronte ad abbracciarlo con successo. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario stabilizzare il piano finanziario il più possibile, puntando sull'apertura al confronto, ricordandosi che la famiglia non corrisponde all’azienda e che, perciò, mai deve ostacolarne il corretto funzionamento.
In Italia questo problema assume una rilevanza titanica, dovuta al fatto che circa l’85% delle imprese italiane è di dimensioni medie o piccole: le cosiddette PMI. Questa peculiarità nostrana ci permette di creare delle reti incredibili, le cui connessioni rendono straordinariamente efficace la collaborazione tra le imprese in modi che non si ripresentano da nessun’altra parte e che costituiscono il nerbo della produzione italiana, soprattutto nel Nord Italia.
Ciò comporta tuttavia numerose problematiche, dovute principalmente al fatto che la loro fragilità sia maggiore delle compagnie di grandi dimensioni, che possano contare su contratti e strutture produttive e distributive enormemente maggiori, dovute appunto alla loro dimensione. Oltre alla già menzionata Sindrome dei Buddenbrook, non è raro che le PMI soffrano per via delle politiche tributarie e della tentacolare burocrazia italiana.
Una delle più grandi conseguenze che non può essere ignorata per nessun motivo e che porta a effetti degradanti anche a livello nazionale, è dovuta, alla scarsa capacità di innovare delle PMI, che faticano a pensare al futuro sia per la mentalità familiare che le caratterizza, sia per la mancanza di capitali e mezzi sufficienti, che possono essere trovati solamente nelle grandi imprese, specialmente se multinazionali.
Questo effetto porta a conseguenze catastrofiche, visto che l’innovazione, come è risaputo, ha come risultato l’aumento della produzione e, quindi, della competitività. A questo punto è evidente come la differenza nella produttività media tra noi e un paese come gli Stati Uniti, il cui tessuto industriale ama particolarmente le grandi imprese, non possa far altro che crescere con il tempo, spingendoci progressivamente fuori dal mercato.
Secondo uno studio condotto da Russell Reynolds Associates nel 2019[1], i componenti familiari più giovani mancano delle competenze fondamentali per il perseguimento degli interessi dell’azienda. Solamente il 33% del Consiglio di Amministrazione ha esperienze passate da CEO e meno dell’1% ha dimestichezza con il mondo digitale e con i nuovi mezzi di comunicazione. È’ fondamentale porre maggiore attenzione all’istruzione economico-finanziaria delle nuove generazioni, Il miracolo economico Italiano è figlio soprattutto della volontà e dello “spirito animale” che ha guidato le prime generazioni di imprenditori negli anni ‘50 e ‘60, dando vita al tessuto produttivo italiano che ci ha reso una potenza mondiale. Se oggi la nostra economia è in forte recessione, è anche grazie alla disgrazia dell’Effetto dei Buddenbrook.
F. Dalla Bona - R. Zanetti
コメント