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Writer's pictureRedazione di Carliweek

Post-verità e Democrazia

“La verità non è verità” disse l’avvocato di Donald Trump, Rudy Giuliani, nel 2018, rispondendo a una delle tante controverse accuse rivolte al Presidente americano. Tempo dopo, nel tentativo di spiegare meglio quell’affermazione, probabilmente detta per errore, o frutto di un banale fraintendimento, l’avvocato si espresse in tutta calma affermando nuovamente che “la verità è relativa”.

Come immaginabile, queste dichiarazioni generarono molti dubbi e domande sebbene il fatto, relazionato ovviamente alla figura di Trump, non fece così scandalo, considerando che, secondo Politifact, tra il 2016 e il 2017 «circa il 70% delle affermazioni fattuali di Donald Trump rientravano nelle categorie “prevalentemente falso” e “falso”».

D’altronde, del fatto che politica e verità siano due cose spesso distinte ce ne aveva già parlato Hannah Arendt nel 1967, nel suo saggio Verità e politica (Bollati Boringhieri).

Tuttavia, già la politologa tedesca era pienamente cosciente che non tutte le bugie sono uguali: alcune sono forme minime di inganno, mentre altre, per la loro grandezza, comportano un completo riassetto della struttura e apparenza dei fatti.

Questa differenza assunse una terminologia più chiara nel 2016, quando Oxford Dictionaries scelse come parola dell’anno “post-truth”.

Ma quindi, qual è la differenza tra bugie e post-verità? Mentre un bugiardo nega certe specifici eventi o fatti, la post-verità mette in discussione la natura stessa della verità, creando un contesto in cui l’ideologia ha la meglio sulla realtà, perchè quale sia la verità interessa poco o niente.

Gli esempi di post-verità, tuttavia, non si limitano solo al quasi ex Presidente americano, agli Stati Uniti o alla nostra epoca.

Politici, industriali e altre figure con grandi interessi, infatti, non ci hanno messo molto a comprendere il potenziale di questo metodo per ottenere potere e consenso. Decenni fa, come è noto, questa stessa tecnica era utilizzata per la promozione del fumo: contrastando le evidenze scientifiche portate dalle ricerche di esperti nel campo con opinioni di altri esperti pagati appositamente per effettuare queste dichiarazioni, si persuase il pubblico a dubitare l’attendibilità dei dati scientifici, immedesimandosi nelle percezioni dell’opinione comune e permettendo così a ciascuno di credere alla storia che preferiva.

Lo stesso, in termini più attuali, continua ad accadere riguardo a temi come l’inquinamento globale e le responsabilità delle compagnie petrolifere. La post-verità, ormai, regna dappertutto, dal sud-est asiatico a ogni Paese del Sud America: è un fenomeno globale.

Il problema è che il potere della post-verità è così sviluppato da rendere i fatti e i dati quasi irrilevanti rispetto agli slogan ripetuti dai politici, cosicchè il confine tra opinioni e informazioni è sempre più sfumato.

É difficile credere che tutti i sostenitori di Trump siano davvero convinti di molte sue affermazioni, per esempio riguardo all’immigrazione e alla necessità di costruire un muro con il Messico. Ma questi sostenitori traggono piacere ascoltando queste narrazioni, e il fatto che quest’ultime siano supportate da verità o menzogne risulta pressappoco indifferente.

Il prefisso “post”, infatti, si riferisce all’idea che il termine successivo sia diventato ridondante. La post-verità, quindi, è la convinzione che la verità non sia più davvero essenziale, che sia ormai obsoleta, partendo dall’idea che non esista una verità oggettiva.

In una democrazia come quella che valorizziamo noi, la post-verità è ancora più pericolosa per le basi e le strutture sociali che la compongono. Subordinare la verità alla politica e prediligere la propria ideologia, sminuendo l’importanza di un’attitudine scientifica e osservando i fatti senza un atteggiamento critico è uno dei primi passi verso un regime autoritario. Sebbene in certi Paesi, come l’Italia, specialmente per le generazioni più giovani, possa sembrare quasi impossibile arrivare a tanto, l’informazione e la verità riguardo la storia e ciò che proprio ora sta accadendo altrove dovrebbe essere un punto di partenza per iniziare ad abituarci a un approccio critico verso le informazioni a nostra disposizione.


F. Cena



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