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Writer's pictureRedazione di Carliweek

Reportage: Virtual PMI DAY

Come si devono comportare gli studenti in azienda durante uno stage di alternanza scuola lavoro? Come si può scegliere il percorso universitario e lavorativo nel modo migliore? Come gestire questa situazione di difficoltà e sfruttare al meglio lo smart working e la didattica a distanza? Queste sono alcune delle questioni affrontate durante il Virtual PMI DAY 2020 a cui alcuni ragazzi e ragazze del Liceo hanno partecipato.

La mattina del giorno 20 novembre, dalle ore 10 alle ore 11:30, gli studenti delle classi seconde e terze del Liceo Guido Carli hanno assistito al PMI DAY (la giornata delle Piccole e Medie Imprese), proposto da AIB e promosso dalla Piccola Industria di Confindustria Brescia in collaborazione con Confagricoltura Brescia. Dal 2010 al 2019, questo incontro ha coinvolto in totale a Brescia 600 aziende e 35000 studenti; quest’anno, hanno partecipato oltre 4500 studenti delle scuole secondarie di secondo grado.

L’ultima iniziativa però, a causa delle restrizioni imposte dai DPCM governativi, si è tenuta online tramite un webinar dedicato all’incontro e al dialogo tra scuole e imprese.


L’incontro virtuale è stato moderato dal sociologo ed economista Stefano Laffi, che ha messo in dialogo gli studenti e le imprese partecipanti tramite sondaggi proposti in tempo reale, e si è basato sul confronto di esperienze di imprenditori, dirigenti scolastici e studenti per favorire il dialogo tra il mondo del lavoro e il mondo della scuola, come specificato da Cristina Volpi (vice presidente Piccola Industria e Confindustria).

Hanno condiviso la loro esperienza Laura Iacci, Giuliano Baglioni, Francesco Franceschetti e Alessandro Marinoni (quattro imprenditori) e Giovanni Garbelli (il presidente di Confagricoltura Brescia) per il mondo dell’impresa, a cui si sono aggiunti Ermelina Ravelli, Stefano Retali, Sara Travaini e Andrea Bombana (rispettivamente due dirigenti scolastici e due studenti) per quello della scuola.


Smart working - Il primo tema affrontato è stata la questione dello smart working nelle imprese e la didattica a distanza nelle scuole. Il primo ad intervenire è stato Francesco Franceschetti, che sottolinea il fatto che la distanza sacrifica il fattore umano ed empatico. Sara Travaini (una studentessa) afferma inoltre che la didattica a distanza funziona molto bene con le lezioni teoriche, ma per i laboratori e le materie scientifiche ha un impatto negativo sull’apprendimento, e non solo: la giovane ha detto che la relazione tra le persone si crea difficilmente e non si forma quello che chiama “effetto gruppo” tra i compagni.

Stefano Retali, il dirigente scolastico dell’IIS Beretta, mette in rilievo la questione della mancata relazione tra le persone, punto condiviso anche dagli altri relatori; il preside crede che gli studenti, soprattutto, si sono ritrovati uniti grazie alla tecnologia, che però non è accessibile a tutti. Se il gruppo classe riesce comunque a formarsi, seppur in maniera virtuale, la tecnologia non è per tutti la stessa.

Per coinvolgere anche gli studenti che hanno assistito agli interventi, è stato proposto loro un breve sondaggio in merito alla didattica a distanza. Gli studenti hanno dato un voto da 1 a 10 ad ognuna delle categorie seguenti: le relazioni con i docenti (voto: 5,8), con i compagni (voto: 5,3), il funzionamento tecnico (voto: 5,5), l’efficacia delle lezioni a distanza (voto: 5,2) e il benessere individuale (voto: 4,1).


La gestione del rischio - In seguito ci sono stati alcuni interventi riguardanti il rischio e come gestirlo. Alessandro Marinoni ha affermato che una situazione rischiosa deve essere gestita con un approccio quasi scientifico, ben definito, e pensa che da situazioni incerte possano nascere colpi di fortuna e di genio. Andrea Bombana, uno studente, ha definito il rischio come una scossa di adrenalina che permette alle persone di raggiungere gli obiettivi prefissati e aiuta la tecnica dell’improvvisazione, che si differenzia dalla solita routine. Infine, Ermelina Ravelli, storica preside dell'Istituto Capirola di Leno, riprende il punto di Andrea e lo ripropone: l’arte di gestire i rischi e di improvvisare deve essere la quotidianità, è come una sfida per non “perdere” la crescita. Per lei una vita senza rischio non è una vita, perché un giorno è sempre diverso dall’altro, bisogna solo essere capaci di gestire al meglio questo rischio e per farlo bisogna riuscire a contestualizzarlo.


Questione di scelte - Come si fa a scegliere bene? Il mediatore, Stefano Laffi, ci parla delle soft skills, le competenze trasversali e le capacità personali (come ad esempio l’intraprendenza, la fiducia in se stessi, l’atteggiamento e l’energia di una persona), che fanno la differenza. Queste abilità si possono ricercare attraverso esperienze scolastiche ed extrascolastiche. Andrea Bombana illustra la sua scelta per il percorso di scuola superiore e indica un consiglio, quello di analizzare i vantaggi e gli svantaggi per ogni possibile opzione e di chiedere consiglio ai suoi familiari (nel suo caso in particolare al fratello maggiore). Sara invece ci racconta della sua interessante esperienza: ha studiato in Francia (un liceo scientifico con una particolare attenzione all’applicazione pratica) e quando, ritornata in Italia, ha dovuto scegliere il suo percorso universitario si è accorta solo dopo un breve periodo che quello non era il suo mondo. Ha ricordato, infatti, che l’università non è obbligatoria, ci sono anche altre vie oltre a quel percorso. Secondo lei non bisogna aver paura di sbagliare, perché alla nostra età si può sempre rimediare; inoltre invita gli studenti che dovranno scegliere del proprio futuro a non avere pregiudizi e non farsi condizionare troppo dagli altri.

Il sondaggio proposto questa volta chiedeva agli studenti di rispondere ai quesiti in merito all’orientamento durante le scuole medie per la scelta del percorso superiore. Gli studenti hanno risposto in merito all’influenza che questi aspetti hanno avuto sulla scelta finale: le attività di orientamento alle medie (voto: 3,9), la fama della scuola (voto: 4,2), il passaparola tra amici e coetanei (voto: 3,6), le prospettive lavorative dopo il percorso di studi (voto: 6,6) e infine l’interesse per le materie dell’offerta formativa (voto: 6,8).


Alternanza scuola lavoro: cosa fare e cosa no - Per cercare di unire il più possibile il dialogo tra scuola e impresa Stefano Laffi ha chiesto ai partecipanti di dire come deve comportarsi lo studente durante il periodo di stage lavorativo. Secondo Giuliano Baglioni imparare a lavorare significa imparare a vivere: all’interno dell’ambiente lavorativo sono presenti dei rischi e, per questo motivo, tra la scuola e l’azienda ci deve essere un dialogo sempre aperto. Affinché l’esperienza lavorativa si viva al meglio, il piano e il percorso formativo devono essere articolati, dettagliati e precisi e lo studente deve essere stimolato dal suo tutor e dovrebbe cercare di svolgere mansioni il più interessanti possibile.

Ermelina Ravelli pensa che l’elemento fondamentale per affrontare queste esperienze sia la curiosità: anche se lo studente dovesse svolgere un compito come fotocopiare documenti, sta proprio a lui “sbirciare” il contenuto e provare a imparare qualcosa di più. Da parte degli studenti ci deve essere intuito e, ancora una volta, curiosità (è sempre meglio porre una domanda in più affinché l’esperienza sia soddisfacente). Ricorda inoltre che gli errori sono come delle medicine per lo studente perché possono insegnargli molto di più di quanto può fare una lunga spiegazione.

Stefano Retali, l’altro dirigente scolastico, parla di dinamicità, di stare uniti e di non chiudersi, per lui valori fondamentali. Insegnando a lavorare si creano persone e cittadini, perché si cresce con la concretezza (l’impresa è una vera e propria palestra di vita).


Consigli utili - Come iniziare con il piede giusto la prima esperienza lavorativa? Ha risposto in prima battuta Francesco Franceschetti: è fondamentale per lo studente informarsi sull’azienda (sapere cosa produce o quali servizi offre), arrivare puntuale (ma non fare completo affidamento sull’orario, perché non bisogna aspettare l’ora esatta per poter uscire dal luogo di lavoro), presentarsi con un certo decoro perché la prima impressione è importante (non solo per quanto riguarda i vestiti, ma anche il carattere e l’espressione del viso) ed essere intraprendente, non arrogante: bisogna ascoltare il doppio di quanto si parla (è per questo motivo che abbiamo due orecchie e una bocca).

Ha proposto il suo intervento anche Laura Iacci, che consiglia di porre sempre domande, perché non aiutano solo chi chiede, ma anche chi lavora in azienda, permettondo di comprendere l’interesse e la motivazione degli studenti. Secondo lei non bisogna aver paura di sbagliare perché senza l’errore non c’è apprendimento: quando si sbaglia si sperimenta.

Andrea Bombana, come studente, invita chi seguirà gli studenti a metterli a proprio agio ed a trasmettere serenità e tranquillità; allo stesso tempo non bisogna essere troppo generosi, ma, al contrario, onesti e sinceri con chi sta imparando.


2020: l’anno della sperimentazione - Questo è un anno particolare, ma come si può vivere al meglio? Giuliano Baglioni afferma che in situazioni come quella che stiamo vivendo bisogna adattarsi al cambiamento e affrontare nuove sfide; per Alessandro Marinoni, invece, ogni giorno è diverso da un altro e bisogna avere una certa velocità di reazione, che non significa avere fretta, ma è quello sprint in più che ci può aiutare, perché sempre si deve agire in maniera perfetta e ragionata. Infine, per Sara quest’anno può aprire un nuovo mondo: abbiamo la possibilità di sperimentare e di aumentare il nostro bagaglio di esperienze, anche per coltivare nuovi interessi; alla fine la digitalizzazione di alcuni incontri, seppur a distanza, ha permesso di avvicinare anche chi, a causa della lontananza fisica, non avrebbe potuto partecipare in situazioni ordinarie.


Novità - Cristina Volpi, per concludere l’incontro, annuncia che a breve sarà disponibile il PMI DAY TV, una miniserie per approfondire questi argomenti: ci saranno contenuti di temi molto concreti (come ad esempio gestire un colloquio di lavoro o scrivere un Curriculum Vitae).


Il PMI DAY di quest’anno, seppur virtuale, ha permesso un dialogo aperto tra scuola e imprese, due organi fondamentali per il percorso formativo di ogni studente. Ogni relatore ha lasciato la propria esperienza: è stata una grande opportunità, non solo per conoscere il meccanismo che sta dietro al luogo di lavoro, ma anche per sapere come sfruttare al meglio ogni occasione, nonostante possibili errori, che, come è emerso, non sono del tutto aspetti negativi. L’evento ha messo in luce anche i valori e gli aspetti più importanti dell’esperienza lavorativa, affinché possano essere accolti dagli studenti che hanno ascoltato e che, in futuro, si ritroveranno a muovere i primi passi nel mondo del lavoro.

A. Bugatti

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