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Sfratto e ricatto

Nei primi anni del ventunesimo secolo la medicina aveva già fatto enormi passi avanti e molteplici scoperte scientifiche permisero di salvare la vita di numerose persone. Nel frattempo, il City Hospital della città inglese di Oxford, uno degli ospedali più efficienti e conosciuti al mondo, stava lavorando a pieno ritmo per fornire trattamenti all’avanguardia a tutti i suoi pazienti. In particolare, il reparto di neurologia dell’ospedale, coordinato dal milionario Dr. Morgan, era stimato e rispettato dall’intera comunità scientifica inglese poiché negli anni aveva dimostrato di possedere impareggiabile abilità nel campo della ricerca medica di cure per malattie molto gravi. I neurologi dell’ospedale, consapevoli della necessità di progredire nelle scoperte e di distinguersi dagli altri centri medici, già da tempo stavano studiando un modo per fermare lo sviluppo di una terribile patologia neurodegenerativa nota come SLA, ovvero sclerosi laterale amiotrofica. Alcuni pazienti fin dall’infanzia manifestano i primi sintomi della malattia e col suo progredire la loro condizione peggiora sempre di più, così che alla fine arrivano spesso a perdere tutte le capacità motorie, anche quella del cuore. Questo per il Dr. Morgan non era tollerabile: secondo lui, il grado di evoluzione della società umana aveva raggiunto il livello sufficiente a procurarsi una cura che potesse porre fine a questa terribile tragedia. L’uomo lavorava giorno e notte assieme alla sua equipe di medici qualificatissimi per raggiungere il suo obiettivo. Un giorno dal laboratorio dell’ospedale si udì un coro di voci gioire immensamente. Un semplice siero da assumere per via endovenosa, questa era la soluzione che avrebbe posto fine alla piaga della SLA: il collasso dei motoneuroni, responsabile dell’atrofizzazione dei muscoli, poteva essere fermato da un miscuglio di proteine e agenti chimici che avrebbero preservato il sistema nervoso dei pazienti. Appresa l’incredibile notizia, il mondo intero attendeva con ansia la sperimentazione della cura. Il City Hospital di Oxford ricevette migliaia di richieste di registrazione per le prime fasi del trial clinico; alla fine duecento pazienti affetti da SLA (la maggior parte dei quali erano bambini o giovanissimi) vennero considerati idonei e si diede il via alla vera e propria fase di sperimentazione. In quei giorni l’ospedale si trovava a corto di personale a causa dell’enorme sforzo richiesto per effettuare la verifica dell’efficacia del siero anti-SLA (così veniva chiamato), pertanto vennero chiamati dai più famosi ospedali e cliniche del mondo molti medici e infermieri: tra questi, la Dr.ssa Phillips, giovane neurochirurgo in servizio da soli quattro mesi all’ospedale di Manchester, viaggiava freneticamente tutto il giorno da un’ala ad un’altra del City Hospital per offrire il suo umile ma prezioso aiuto. La dottoressa era una donna di bassa statura, con i capelli scuri e gli occhi chiari, vispi, che lasciavano trasparire una certa scaltrezza; non aveva una famiglia, né una vita propria: il suo mondo era la medicina, i suoi parenti la comunità scientifica. Nonostante gli sforzi per reclutare nuovi medici e infermieri, tra le file dei letti d’ospedale scarseggiava spesso il personale: in particolare, i responsabili del trial clinico erano poco presenti, probabilmente impegnati nell’analisi di ciò che il Dr. Morgan e la sua equipe avevano scoperto; di conseguenza, la Dr.ssa Phillips era uno dei pochi medici che interagiva con i pazienti, talvolta offrendo loro un supporto psicologico non da poco. Col tempo, però, la dottoressa iniziò a notare che i volontari per la sperimentazione sembravano sempre più stanchi e affaticati: inizialmente il giovane medico non diede importanza a questa constatazione, ma in seguito capì che si stava verificando una situazione piuttosto grave, in quanto i pazienti spesso e volentieri perdevano i sensi e il loro valore di globuli bianchi del sangue stava considerevolmente diminuendo. Una notte la dottoressa decise di andare a fondo della questione e si fermò in ospedale fino a tarda notte, dicendo ai suoi colleghi di dover riordinare delle cartelle cliniche dei suoi pazienti. Quando il reparto era ormai semideserto, si intrufolò furtivamente nello studio del Dr. Morgan in cerca dei dati della sperimentazione del siero. Rimase in quella stanza per molto tempo, si era quasi fatta mezzanotte. Non appena il fragore del rintocco delle campane che annunciavano la mezzanotte riecheggiò nel City Hospital, la Dr.ssa Phillips, esterrefatta, assunse un’espressione di sgomento e profondo disgusto per ciò che aveva appena scoperto. I suoi sospetti erano fondati, la cura contro la SLA non stava producendo gli effetti desiderati; al contrario, le condizioni di salute dei pazienti peggioravano di giorno in giorno e di lì a poco i danni sarebbero stati irreparabili. Com’era possibile che l’illustre Dr. Morgan non avesse avvisato i pazienti di ciò che stava accadendo, interrompendo immediatamente la sperimentazione? Forse sperava che alla fine il suo siero avrebbe funzionato, nonostante i dati poco incoraggianti sembrassero indicare il contrario? Oppure credeva che la morte dei pazienti non potesse essergli imputata poiché questi erano già affetti da una malattia incurabile? In effetti il suo nome ne sarebbe potuto uscire totalmente pulito; in ogni caso, la Dr.ssa Phillips era intenzionata a porre fine alla questione definitivamente. Le notti seguenti la dottoressa fece molta fatica a prendere sonno, tormentata dall’ansia e dal dubbio. Non aveva la minima idea di come agire. Una cosa era certa: il Dr. Morgan non poteva continuare a torturare i pazienti della sperimentazione, dando loro l’illusione di poter guarire. Il giovane medico avrebbe potuto denunciare tutto al direttore sanitario, ma chissà se l’avrebbe mai ascoltata: lei non era nessuno in quell’ospedale. Inoltre, uno scandalo del genere avrebbe trascinato il City Hospital in un’eterna lotta legale che sarebbe costata milioni di sterline. Alla fine la Dr.ssa Phillips ebbe un lampo di genio: aveva trovato una soluzione al problema che avrebbe giovato a molti, ma sicuramente non a tutti. Dopo qualche mese la dottoressa piombò nello studio del Dr. Morgan. «So quello che stai facendo», disse la donna, «e non la passerai liscia. Ho controllato le cartelle dei pazienti che partecipano alla sperimentazione del siero anti-SLA e risulta evidente che la tua cura sta lentamente distruggendo il loro corpo». Il dottore parlò pacatamente: «Tu non sai niente, soprattutto non hai niente. Non sai quello che stai dicendo». Di tutta risposta la Dr.ssa Phillips disse: «Lo so benissimo invece. Ora troviamo un accordo: tu interromperai la sperimentazione della cura, lascerai il City Hospital e cederai a me il tuo posto. Lo sai bene che ti conviene accettare: se il direttore venisse a conoscenza di quello che stai facendo, non solo saresti licenziato, ma verresti anche radiato dall’albo e non potresti ricostruirti una nuova vita altrove. Se fossi in te accoglierei di buon grado la mia proposta». Il dottore era esterrefatto dall’insolenza di quel giovane medico. «Pensi che io possa temere una come te? Il direttore non ti crederebbe mai, qui tu vali meno di zero. Ti conviene andartene prima di essere cacciata dalla sicurezza!» affermò l’uomo con un’aria piuttosto frustrata. Improvvisamente entrò nella stanza un uomo calvo, di media statura e dall’aria saccente; salutò calorosamente la dottoressa e, rivolgendosi a lei, disse che in un secondo momento l’avrebbe attesa nel suo ufficio per un’importante novità, probabilmente una promozione. Nel frattempo il dottore era strabiliato dall’intesa che c’era tra i due, offeso dal fatto che il direttore non si era neanche degnato di rivolgergli un saluto. Terminato il discorso, l’uomo si congedò: «Arrivederci, Dr. Morgan. Ciao, nipotina mia!» Il dottore rabbrividì. La donna non era un medico qualunque, ma una delle persone più privilegiate dell’intero ospedale. Quale uomo non vorrebbe bene alla sua dolce «nipotina»? A quel punto il dottore credeva di trovarsi con le mani legate. L’inganno della Dr.ssa Phillips aveva funzionato: certo, era stato difficile trovare un uomo così simile al direttore (sebbene la sua calvizie avesse sicuramente aiutato), ancor di più convincerlo a spacciarsi per lui, ma alla fine la fatica e il denaro impiegati per architettare questo piano avevano dato i loro frutti. Anche se non tutti alla fine ottennero giustizia, sicuramente il nuovo primario Phillips aveva raggiunto il suo obiettivo.


Terminato di udire l’incredibile storia, mi allontanai dall’altro passeggero per riflettere su quanto avevo appena sentito. Il treno viaggiava spedito nel buio della notte: più veloce, però, fuggiva l’uomo che mi trovavo di fronte, intento a dimenticare in fretta la terribile vicenda che l’aveva portato alla rovina.


D. Gregorini


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