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Squid Game: intrattenimento o istigazione alla violenza?

È ormai un fenomeno mondiale, la serie sudcoreana ideata e diretta da Hwang Dong-hyuk: distribuita su Netflix solo il 17 settembre 2021, è già stata vista da 132 milioni di persone, diventando in breve la serie più vista del famoso sito di streaming.

La trama e i temi

456 persone in difficoltà finanziarie e ai margini della società accettano l’invito a una strana competizione basata su giochi per bambini. In palio per loro c’è un enorme premio in denaro, ma il prezzo dell’eliminazione è la vita stessa. La serie si inserisce nello stesso filone di Parasite (2019), film sudcoreano vincitore di ben 4 Premi Oscar, dipingendo in modo crudo e a tratti surreale temi simili come le difficili condizioni di vita per i più poveri e la scalata sociale di pochi.


Perché piace?

La narrazione rispecchia l’archetipo della “battle royal” già visto molte volte dal Minotauro Cretese ai videogiochi recenti: la lotta per la sopravvivenza, la dominazione tra classi sociali o generazioni. Il gioco brutale proposto ai protagonisti contrappone la semplicità e l’innocenza dei giochi per bambini alla crudeltà della morte, generando nello spettatore sentimenti contrastanti: curiosità («Chi sopravviverà?»), stupore, un pizzico di orrore per le violenze, ma anche divertimento per l’estetica infantile e da cartone animato di costumi e ambientazioni. Tutti ingredienti di una storia che cattura l’attenzione dello spettatore e regala molte emozioni.


Quali messaggi trasmette?

Il mantra ripetuto più volte durante la serie è che ”tutti sono alla pari, ognuno ha le stesse probabilità di successo degli altri”. Ci si rende presto conto non è davvero così, tanto è vero che alcuni personaggi cercheranno di allearsi per sopperire alle reciproche difficoltà nel gioco, mentre, in altre situazioni, la lotta per l’affermazione individuale prevarrà anche sull’amicizia tra alcuni partecipanti.

I protagonisti scelgono liberamente di partecipare perché la brutalità del gioco è spesso meno crudele della società reale, e offre loro almeno una remota possibilità negata altrove. Inevitabile riflettere sul quanto la società possa essere ingiusta e feroce quando la vita vale meno dei soldi o del divertimenti di qualcuno. Allo stesso tempo la ricchezza può accompagnarsi anche a una esistenza miserabile tra noia, solitudine e mancanza di obiettivi.


Il successo e le polemiche

La serie è stata apprezzata dalla critica e dal pubblico, diventando un fenomeno mediatico in tutto il mondo. Pur essendo destinata ad un pubblico adulto, Squid Game è stata anche vista da molti bambini, che ne hanno emulato giochi e violenze. Genitori e insegnanti delle scuole primarie hanno lanciato l’allarme, arrivando a petizioni per censurare l’opera o addirittura vietare ai bambini di giocare a “un, due, tre, stella!”.

La deputata Laura Cavandoli, lo scorso 26 ottobre, ha presentato un'interrogazione parlamentare in seguito di alcuni episodi di bullismo ispirati alla serie, chiedendo provvedimenti per limitarne la visione. Forse chi trasforma un’opera cinematografica in un problema politico ignora che le famiglie possono usando le semplici opzioni di limitazione fornite dalle piattaforme di streaming. Non tocca a Netflix decidere come educare e intrattenere i bambini, e nessuna censura potrà impedire che avvengano quei conflitti che Squid Game, alla fine, descrive e denuncia.


E voi che ne pensate di questo fenomeno, avete apprezzato la serie? Qual è la vostra opinione?


A. Pasini Ruffoni

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