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Writer's pictureRedazione di Carliweek

Tavola calda a Pompei

24 ottobre 79 d.C.: si sentono dei rumori, inizia un terremoto e l’aria è irrespirabile a causa di una polvere scurissima, tanto impenetrabile che quasi non si vede più nulla.


Uno dei regali più affascinanti che il nostro Paese ci abbia mai dato è il sito archeologico di Pompei, la città immobilizzata dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C..

Ma perché per noi è proprio un tesoro così prezioso? Alla fine abbiamo tantissimi altri reperti che ci permettono di ricostruire la nostra storia…

Pompei, però, ha qualcosa di speciale: abbiamo a nostra disposizione un’intera città cristallizzata, grazie alla quale abbiamo potuto - e ancora oggi possiamo- scoprire moltissimi aspetti riguardo alla vita quotidiana di una delle civiltà antiche più importanti, se non la più importante. Il sito è stato diviso in nove Regioni (Regiones), all’interno delle quali ci sono isolati numerati (Insulae); in questo modo ogni singolo edificio è topograficamente localizzato.


Gli scavi archeologici di Pompei hanno restituito un antico termopolio (in latino thermopolium) un luogo di ristoro dove era possibile acquistare e consumare bevande calde, individuato già nel 2019 nella Regio V e ora riportato alla luce, che presenta un bancone a forma di L con delle facce dipinte.

Come si può notare grazie anche ai colori praticamente intatti a causa del materiale vulcanico dell’eruzione, le raffigurazioni che decorano il bancone sono state molto curate per una bottega (i clienti delle botteghe erano persone che facevano parte della classe meno abbiente, perché i più ricchi mangiavano a casa).

Inoltre, queste pitture rappresentano, almeno in parte, i cibi e le bevande effettivamente venduti all’interno del termopolio, come possiamo notare da due anatre germane a testa in giù, pronte per essere spennate; in effetti un frammento osseo di anatra è stato rinvenuto all’interno di uno dei contenitori, insieme a resti di suino, caprovini, pesce e lumache di terra, testimoniando la grande varietà di prodotti di origine animale utilizzati per la preparazione delle pietanze.

Tra le pitture murarie è possibile anche ammirare le rappresentazioni di un gallo, di un cane al guinzaglio - un avviso alla maniera del Cave Canem (“attenti al cane”) - e di una Nereide (ninfa del mare calmo) a cavallo; non per caso il bancone si affaccia su una piazza nella quale è presente una fontana, da dove tutti i cittadini attingevano l’acqua, un bene preziosissimo.

Sul bancone si legge anche un insulto (sulla raffigurazione del cane), probabilmente inciso da un cliente, rivolto a un certo Nicia (come lascia presupporre l'origine del nome, un liberto di origine greca) definito - elegantemente - come un "invertito cacatore".

I termopoli, dove si servivano bevande e cibi caldi, conservati in grandi dolia (giare) incassati nel bancone in muratura, erano molto diffusi nel mondo romano, poiché era abitudine - come detto, in particolare per i meno abbienti - consumare il prandium (il pasto) fuori casa.

Sul fondo di un dolium per il vino è stata individuata la presenza di fave, intenzionalmente frammentate, usate per modificare il suo gusto e il suo colore.

Nell’angolo tra le due porte del termopolio è stato rinvenuto uno scheletro completo di cane: non si tratta di un grande cane muscoloso come quello dipinto sul bancone ma di un esemplare estremamente piccolo, pur essendo un cane adulto. Cani di queste dimensioni, sebbene piuttosto rari, attestano selezioni intenzionali avvenute in epoca romana per ottenere questo risultato.

Erano presenti inoltre, all’interno della stanza, in particolare dietro al bancone, dove sono state trascinate dai primi scavatori, un buon numero di ossa umane appartenenti probabilmente ad un individuo maturo, di almeno 50 anni.

A. Bugatti

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