Tra borsa ed economia reale
Vi è mai capitato di trovare un annuncio su un social network che promuovesse delle guide o dei metodi per guadagnare in borsa? O dei suggerimenti di azioni da acquistare o strategie di investimento? O delle pubblicità di piattaforme per la borsa?
Che siano graditi o meno, il continuo aumento di annunci di questo tipo è più che giustificabile: solo nel 2020, sono stati aperti oltre dieci milioni di nuovi account di brokeraggio[1]. Se da una parte si possono trovare benefici per il mondo della finanza, per via dell'aumento del capitale in circolazione, è però opportuno tenere in considerazione il fatto che quasi l’unanimità di questi nuovi account sono di proprietà di investitori amatoriali che hanno a disposizione capitali abbastanza limitati. Questi rientrano principalmente nella categoria di coloro che - come scrive l’ex finanziere Brett Scott su The Guardian[2] - svolgono “analisi tecniche”, ovvero studiano le mosse dei grandi investitori che, al contrario, basano le loro strategie su “analisi dei fondamentali”, cioè uno studio più approfondito delle aziende al fine di prendere scelte il più possibile supportate da elementi reali e ragionamenti razionali, anche perché hanno a disposizione le risorse necessarie per compiere questi processi.
Il punto, tuttavia, non è la distinzione tra questi due gruppi, bensì l’impatto che l’arrivo di così innumerevoli piccoli investitori nel sistema finanziario (ormai da decenni) ha sull’economia reale.
Questo fenomeno, per molti versi, coincide anche con l’idea che va diffondendosi che la borsa sia sempre più simile a un casinò, come sostenuto anche dalla senatrice del Partito Democratico americano Elizabeth Warren. Tuttavia, il lato più preoccupante del sistema finanziario attuale, inteso come modo di produrre denaro attraverso il denaro, è che, proprio come un casinò, sembra chiudersi in un salone e “staccarsi” dal mondo reale. Questo, però, è in enorme contrasto con la sua primordiale funzione, ovvero di supportare l’economia reale incanalando capitali e risorse verso le imprese e i progetti che creano valore.
Nel recente caso di GameStop, un gruppo di investitori amatoriali sul canale r/wallstreetbets del social network Reddit, ha organizzato un’operazione che ha fatto crescere il titolo dell’azienda di più di diciassette volte, provocando perdite di miliardi di dollari a diversi fondi di investimento. Dopo aver raggiunto un picco di $347,51, il titolo ha cominciato a calare con andamenti piuttosto bruschi. Questi avvenimenti hanno subito messo in allarme importanti politici americani e varie istituzioni di controllo, come la SEC, per cercare di controllare il corretto funzionamento del mercato in una situazione di così alta volatilità e speculazione elevatissima, tra acquisti al rialzo e vendite allo scoperto.
Questa situazione, tra il clamore e la confusione che ha suscitato, ha però fatto dimenticare che GameStop è un’azienda che dà lavoro a più di 50.000 lavoratori di tutto il mondo.
Similmente, Tesla è da anni soggetta ad enormi speculazioni e scommesse - contro o a favore - da parte di diversi investitori, vedendo il titolo bloccato per più di sei anni tra $40 e $70 dollari per poi arrivare a $880 in un anno, nel 2020. Mentre la crescita dell’azienda è stata contrastata per anni dalle scommesse contro di grandi investitori, adesso si può dire che le sue azioni abbiano un valore decisamente sproporzionato rispetto al valore intrinseco dell’azienda, e basterebbe che un gruppo di investitori amatoriali o un grande gruppo di investimenti decida di scommettere contro Tesla per vedere il titolo avere un crollo ancora più ripido della sua ascesa. Anche in questo caso, però, pare che in gran parte ci si dimentichi che anche Tesla dà lavoro a oltre 48.000 persone e, per di più, si impegna al fine di realizzare obiettivi sostenuti globalmente.
Questi sono due esempi, ma sicuramente non sono gli unici in cui degli speculatori nel sistema finanziario, agendo esclusivamente per il personale profitto, hanno messo a rischio, o realmente danneggiato, aziende.
Ora, ridurre l’argomento a un “è giusto o sbagliato” è chiaramente eccessivo: come per tutto, ci sono punti sia a favore che contro, e, in un ambito così complesso, svolgere un’analisi adeguata richiede di tenere in considerazione anche la più minima delle questioni.
Senza ombra di dubbio, la psicologia dell’investitore amatoriale (ma non solo) più comune, ovvero di ragionare a breve termine, se non brevissimo, e di ignorare completamente l’impatto - grande o piccolo che sia - delle proprie scelte sull’economia reale, non porta alcun aiuto.
In un secolo di grandi sfide globali, dal cambiamento climatico alle epidemie, dalla povertà alle guerre, sia tramite una presa di coscienza e l’impegno degli investitori stessi, sia tramite la predisposizione di strumenti che permettano di comprendere gli effetti dei propri investimenti sul mondo e sull’economia reale, il sistema finanziario deve riavvicinarsi all’economia reale e ricominciare a sostenere i suoi scopi originali.
Fonti:
[1] McCabe, C., 2021. New Army of Individual Investors Flexes Its Muscle. [online] WSJ. Available at: <https://www.wsj.com/articles/new-army-of-individual-investors-flexes-its-muscle-11609329600> [Accessed 7 February 2021].
[2] Scott, B., 2021. The real lesson of the GameStop story is the power of the swarm | Brett Scott. [online] the Guardian. Available at:<https://www.theguardian.com/commentisfree/2021/jan/30/gamestop-power-of-the-swarm-shares-traders> [Accessed 7 February 2021].
F. Cena
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