Aureliano: il restauratore del mondo e il Sol Invictus
«Ciò che non giova all’ape, non giova neppure all’alveare.» — Aureliano, 21 aprile 274 d.C.
Aureliano, Marco Aurelio, la dinastia dei Severi, Eliogabalo: che cosa hanno in comune questi imperatori così diversi tra loro per temperamento e per gli esiti più o meno felici del loro governo? Ad accomunarli è la devozione al dio delle armate, Mitra o il Sol Invictus: il dio solare in tutte le sue declinazioni. Mitra dal cappello frigio, che sacrifica il toro sacro mandato da Ahura Mazda per rinverdire la terra di piante e ripopolarla di animali, era conosciuto nei profondi recessi sotterranei di Roma antica. Un rito misterico di origine orientale, che si diffonde nella Capitale soprattutto tra le schiere di soldati che si recavano nelle province orientali dell'Impero per difenderne i confini.
Quando Settimio Severo con le sue schiere giunge a Emesa, in Siria, viene stregato dall'avvenenza di Giulia Domna, figlia di Bassiano, Sommo sacerdote del dio solare, la quale diventa sua moglie. Le donne di questa famiglia reggeranno le sorti dell'Impero per tutta la dinastia dei Severi e forgeranno il futuro imperatore Eliogabalo. Quest’ultimo diventa, anzitutto, Sommo sacerdote celebrante i riti solari nella Capitale e decide di imporre questa religione come dottrina ufficiale dell'Impero, ma viene travolto dalla follia e dalla dissipazione. Marco Aurelio, filosofo e soldato, manifesta nel nome la sua adesione ai riti mitraici, ma è Aureliano a volere incarnare la forza del Sol Invictus con la sua fierezza e la sua determinazione. Soprannominato dai suoi soldati “manu ad ferrum” per la forza e l'impeto con il quale combatteva il nemico in battaglia, sale al trono nel 270 d.C. ponendo fine al periodo dell'anarchia militare. In questi ultimi anni, infatti, Roma viene retta dagli imperatori soldati, eletti per acclamazione dalle truppe, che si recavano nella Capitale al massimo una volta nella vita, giusto per godersi un meritato trionfo tra una campagna per difendere i confini dell'Impero minacciati dai barbari e una congiura di centurioni.
All'epoca di Aureliano l'impero era diviso in tre parti. La penisola italica e parte della Germania, l'Illiria, la Norica, parte della Pannonia, i Balcani e l'Africa settentrionale, ad esclusione dell'Egitto, costituivano le province fedeli all'Impero. A est, parte della Turchia, Cilicia Libano, parte della Siria e l'Egitto erano riunite sotto la corona che l'Imperatore Gallieno aveva conferito al sovrano di Petra, Settimio Odenato, vassallo di Roma che aveva contrastato e sconfitto i re dei Sassanidi. La Gallia, la Britannia, la penisola iberica e parte della Germania erano riunite nel regno del generale romano usurpatore Tetrico. Aureliano, di stirpe illirica e di umili origini, era figlio di una sacerdotessa del dio sole e attraverso il suo nome si lega alla gens Aurelia. Aureliano pone il suo quartier generale a Sirmio, nell' odierna Serbia, e fin da subito infoltisce le schiere di soldati ai limes e manda rinforzi per condurre le sue campagne punitive. Quando a Petra la moglie di Settimio Odenato, Zenobia, stringe un'alleanza col re sassanide Sapore e uccide il valoroso marito, proclamandosi regina e non riconoscendo più l'autorità romana, la reazione di Aureliano non si fa attendere. L’imperatore con le sue truppe sgomina le armate di Palmira e dei sassanidi e fa prigioniera Zenobia, portandola a Roma per il suo trionfo. Aureliano sconfigge così le truppe di Tetrico a Chalons, nella campagna delle Gallie. Da qui in poi viene acclamato come “Restitutor Orbis”. La figura imponente dell'Imperatore è visibile da chiunque sul campo di battaglia: descritto come di aspetto elegante e fine,di una bellezza virile, piuttosto alto di statura e fortissimo di muscolatura, porta la maschera dorata del dio solare. La sua furia non traspare dal suo viso. ma tutti colgono la vendetta e la forza implacabile del Sol Invictus.
Nel 274 d.C. l'Impero è di nuovo integro e più forte che mai. Aureliano giunge a Roma e decide di rafforzarne le difese, erigendo le millenarie Mura Aureliane contro le quali, a tratti, solo l'incuria delle ultime amministrazioni capitoline ha avuto la meglio. Aureliano mai dimentica il suo Nume tutelare: al solstizio d'inverno, più precisamente il 25 dicembre, quando i Romani per festeggiare l'allungarsi delle ore di luce celebravano al termine dei Saturnali il dio Giano, istituisce il Dies Natalis Solis Invicti, la nascita del Sol Invictus, festa poi tramutatasi nel Natale cristiano. Aureliano stabilì anche che il primo giorno della settimana venisse dedicato al Dio Sole, il Dies Solis, tradizione che persiste nel Nord Europa ancora ai nostri giorni, nel Regno Unito con Sunday e in Germania con Sonntag.
Aureliano il Restauratore governò solo per cinque anni, ucciso dall'ennesima congiura di palazzo, ma ha lasciò il segno nei secoli a venire. Personalmente lo ammiriamo molto, era un vero chad. Voi che ne pensate?
G. Bracconi, R. Gambarini
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