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Come Alda Merini ti cambia la vita


Alda è sempre stata una donna eccentrica, geniale e dannata. Nasce il 21 marzo 1931 ma la sua vita, quella vera, quella da poetessa nasce il giorno in cui suo marito, un modesto panetterie, ritorna a casa dopo giorni lontano da casa; Alda si era ritrovata sola, con le sue due figlie e senza i soldi per mantenerle dato che lo stipendio del coniuge non arrivava ormai da tempo. Il giorno fatidico in cui l’uomo si ripresentò a casa, lei prese una sedia a lato del tavolo e la scaraventò a terra rabbiosamente visto l’abbandono improvviso del marito.Al tempo le donne, soprattutto, venivano internate nei manicomi per inezie: troppo incoerente, stravagante, capricciosa, eccitata, insolente, indocile, bugiarda, impertinente, cattiva, prepotente, ninfomane, impulsiva, nervosa, erotica, allucinata, irrequieta, ciarliera, irriverente, petulante, maldicente, irosa, piacente, smorfiosa, irritabile, clamorosa, minacciosa, rossa in viso, esibizionista, menzognera, dedita all’ozio, civettuola o troppo instabile, come nel caso di Alda che venne sbattuta dal marito in manicomio senza potersi nemmeno difendere; aveva ragione lui, punto. Gli anni in manicomio per Alda però sono stati sì i più duri, ma anche i più significativi per chi ha conosciuto, per le storie che ha sentito e per la poesia che ha scritto.

La poesia di Alda è come uno stravagante ossimoro di passione e amore carnale e profondo, qualcosa che si prova quell’unica volta nella vita e che affonda le radici nelle sue parole ancorandosi alle pagine dei libri che ha scritto. La sua poesia è potenza, potenza dello spirito e del cuore che scrive senza ragione, come se la ragione fosse già celata nell’irrazionalità del pensiero che produce. Nel periodo in questo luogo oscuro la possibilità di scrivere le è stata portata via perché «Una donna poetessa non si può vedere», non si può vedere perché sarebbe troppo luminoso da sopportare per la vista. Alda era una tenebra luminosa, la sua poesia e la sua persona aprono il cuore e la mente di chiunque sa un minimo osservare il dettaglio, perché lei è così, non è diretta, ma è tagliente. Conoscere Alda Merini significa rendersi conto di non conoscere nulla della vita, di noi stessi e dell’importanza di non curarsi dell’opinione degli altri. Questa poetessa, ma prima ancora questa donna è sempre stata uno spirito libero sia nella scrittura che nella realtà di tutti i giorni. Lei diceva che «si va in manicomio per imparare a morire» e che quindi nulla la spaventava più, aveva già vissuto l’inferno terreno. Ciò che l’ha salvata è stata se stessa e la sua poesia, la sua macchina da scrivere e le idee che dopo ogni elettroshock sbiadivano poco alla volta, lasciando solo scie di parole che il suo genio riusciva a impaginare con cura. Alda Merini ci insegna ad amare, amare senza nessuna vergogna e incondizionatamente. Ci insegna come le piccole attenzioni siano più importanti delle sciocchezze di cui ci circondiamo tutti i giorni. Alda ci insegna a vivere perché il tempo non perdona niente, toglie e continua come se niente fosse, perché la vita è questo… una continua lotta tra felicità e tristezza che plasmano il nostro animo in balia delle emozioni che la realtà inevitabilmente ci offre e che sta a noi cogliere nonostante tutto e tutti.

Alda scrive che «ogni alba ha i suoi dubbi», un’affermazione che racchiude la realtà della nostra vita così emozionante, ma delle volte crudele, soprattutto quando di fronte a noi c’è poca certezza ed è proprio lì che iniziamo davvero a vivere. Se hai letto fino a questo punto, sono certa che Alda ti avrà lasciato qualcosa, come ha fatto e continua a fare anche con me. La poesia rende immortali sia chi scrive, sia chi legge… ricordalo.


L. Zangani

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