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L’insostenibile leggerezza dell’essere: amore e moralità


«Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa?» Questo è il quesito che pone Milan Kundera all’inizio del suo celebre romanzo del 1984, L’insostenibile leggerezza dell’essere, ed è anche la stessa domanda che ricorre in tutto il libro. Secondo Parmenide, la leggerezza è sinonimo di luce, di caldo, di positività e dell’essere, mentre la pesantezza indica il buio, il freddo, la negatività e il non-essere. Per Beethoven, invece, questa era qualcosa di positivo: pesantezza, necessità e valore sono tre concetti estremamente legati tra loro, quindi solo ciò che è necessario è pesante e solo ciò che è pesante ha valore.



La copertina del romanzo.


Già il titolo di per sé propone questo concetto, anche se con una contraddizione: come fa la leggerezza ad essere insostenibile? Semplice: se ogni secondo della nostra vita si ripetesse un numero infinito di volte, saremmo inchiodati all’eternità. In questo ipotetico mondo, il mondo dell’eterno ritorno, su ogni gesto grava il peso di un’insostenibile responsabilità. Quindi, se l’eterno ritorno è il fardello più pesante, allora la vita di ciascun uomo è leggera come una piuma, poiché essa occupa solamente un segmento brevissimo nella storia dell’universo. Ma allo stesso tempo, a causa di questo, non si può mai sapere che cosa si debba volere, anche nelle decisioni più banali, poiché si vive una vita soltanto e non la si può confrontare con vite precedenti, né correggerla nelle vite future. «L’uomo vive ogni cosa subito per la prima volta». Ecco perché la vita sembra uno schizzo… ma uno schizzo di cosa? Uno schizzo di nulla. Un abbozzo senza quadro.

Il romanzo si basa su questi concetti, i quali fanno da sfondo ad una storia vera e propria, così da rendere il libro un capolavoro letterario.


Trama

Il racconto ha luogo inizialmente a Praga, nella Boemia comunista di fine anni Sessanta. Tomáš, un giovane chirurgo divorziato, si reca in un ristorante dopo una giornata di lavoro. A servirgli un bicchiere di cognac sarà Tereza, una giovane cameriera, appassionata di fotografia e lettura. Sarà grazie a sei coincidenze che i due amanti s’incontreranno e instaureranno una relazione molto intima, ma tormentata e difficoltosa. Il racconto si snoda poi tra le vicende di Sabina, amante di Tomáš, alla quale lui non riesce a rinunciare, e Franz, a sua volta amante di Sabina.

La narrazione è passionale, cruda e farà riflettere il lettore sugli aspetti più amari dell’amore e sulla difficoltà di comunicazione e di comprensione, sia nei confronti degli altri, sia nei confronti di se stessi.


Piccolo dizionario di parole fraintese

«Fintanto che le persone sono giovani e la composizione musicale della loro vita è ancora sulle prime battute, essi possono scriverla in comune e scambiarsi i temi, ma quando si incontrano in età più matura, la loro composizione musicale è più o meno completa, e ogni parola, ogni oggetto, significano qualcosa di diverso nella composizione di ciascuno». Nel suo romanzo, Milan Kundera propone un «piccolo dizionario di parole fraintese» dove spiega i differenti punti di vista di Franz e Sabina, due dei personaggi principali. Questi, a detta dell’autore, andavano d’accordo su ben poco poiché la loro «composizione musicale» era già completa, essendosi conosciuti in età adulta. Allo stesso modo vorremmo introdurre alcuni temi toccanti del libro per invogliare alla lettura ma soprattutto proporre dei concetti sui quali riflettere e discutere con chi, esattamente come tra Franz e Sabina, ha delle idee differenti dalle nostre.


La moralità del tradimento

«Fare l’amore con una donna e dormire con una donna sono due passioni non solo diverse ma quasi opposte. L’amore non si manifesta col desiderio di fare l’amore (desiderio che si applica ad una infinità di donne) ma col desiderio di dormire insieme (desiderio che si applica ad un'unica donna)». Vi è quindi un grado di moralità nel tradimento? Cosa significa tradire una persona? Quali sono i diversi tipi di affetto, e quindi di amore? Questo libro regala spunti di riflessione di matrice sociale, che potrebbero cambiare la propria visione su temi come il tradimento o la verità, nella perfetta ambientazione della Praga degli anni sessanta e settanta.


Il comunismo ceco, una censura radicata

«Chi pensa che i regimi comunisti dell’Europa Centrale siano esclusivamente opera di criminali, si lascia sfuggire una verità fondamentale: i regimi criminali non furono creati da criminali ma da entusiasti convinti di aver trovato l’unica strada per il paradiso. In seguito fu chiaro che il paradiso non esisteva e che gli entusiasti erano quindi assassini». L’invasione di una nazione, le proteste, la censura, la volontà di fuggire, ma allo stesso tempo il non voler abbandonare i propri affetti. L’insostenibilità del non potere esprimere la propria opinione. Questi temi radicati in una storia a noi così vicina, ma poco raccontata sono d’impatto e suscitano nel protagonista un senso di reclusione mentale incredibilmente attuale.


Karenin: fino a quando si sorride si ha un motivo per vivere

«La nostalgia del paradiso è il desiderio dell’uomo di non essere uomo». Tra i vari spunti che il libro propone, vi è un’interessante riflessione sulla natura di quest’ultimo, messa a confronto a quella animale. Concentrandosi su Karenin, la cagnolina dei protagonisti, questo toccante capitolo affonda le sue radici in un discorso teologico che rimanda all’antico testamento e utilizza problemi come la dualità tra il corpo e l’anima per parlare ai lettori e farli interrogare sulla questione da un nuovo punto di vista. Qual è la differenza tra questi due esseri viventi? «Perché le mestruazioni di un cane risvegliano in lei [Tereza] un’allegra tenerezza mentre le sue le facevano schifo?»


Recensione di Emma Miglio

A mio parere L’insostenibile leggerezza dell’essere è uno dei libri più completi, piacevoli e interessanti che abbia mai letto. Il racconto è ricco di concetti illuminanti, spiegati in maniera limpida e quindi, a mio avviso, di semplice comprensione. Kundera propone delle idee, prendendo ispirazione anche da altri autori, come ad esempio Nietzsche, grazie alle quali il lettore potrebbe modificare il modo con cui si relaziona a concetti come l’amore e la brevità della vita.

Devo ammettere che il titolo, a primo impatto, se da un lato mi ha incuriosita, dall’altro mi ha in parte spaventata: avevo paura di intraprendere una lettura complessa che non avrei capito appieno e che quindi, dopo poche pagine, avrei abbandonato, ma così non è stato. Consiglio a tutti di leggere questo libro perché a me personalmente ha lasciato molto, sia grazie alla storia in sé, sia grazie al modo autentico in cui viene raccontata. E se vorrete intraprendere questa lettura, vi suggerisco di tornare poi qui, per proporre la vostra opinione in merito alla questione centrale del libro: «Davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa?».


Recensione di Alessandro Pasini

Il titolo di questo libro è enigmatico e induce una prima riflessione nel viaggio del lettore nel tema dell’insostenibile leggerezza dell’essere. Leggendo questo romanzo non mi sono sentito un osservatore passivo della vicenda, ma partecipe negli intrecci dei quattro protagonisti, nelle loro azioni e nei loro dilemmi.

Nel libro si alternano aneddoti storici, questioni metafisiche, dilemmi sociali, che portano il lettore a porsi delle domande. E anche se le risposte di ogni persona saranno diverse, sarà comunque nata una riflessione profonda. Questo capolavoro letterario può risultare complesso e in alcuni tratti pesante, ma lo consiglio assolutamente a chiunque abbia voglia di riflettere, di discutere, ma anche di vivere una storia intrigante.


Breve biografia dell’autore

Milan Kundera è uno scrittore e poeta francese, di etnia e origine ceca, nato nel 1929 a Brno, nell’attuale Repubblica Ceca. Studia musica e filosofia a Praga, ma si laurea nel 1958 alla Facoltà di arti cinematografiche, dove poi insegnerà. Nel 1948, a causa di alcune divergenze con lo Stato, si trasferisce in Francia, dove attualmente vive, ma continua a scrivere in ceco, criticando il regime filo-sovietico. Anche se il suo nome è principalmente legato al romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere, noto anche grazie alla poco riuscita interpretazione cinematografica del 1988, Kundera nel 1967 esordisce con Lo scherzo, grazie al quale vince il premio dell’Unione Scrittori Cechi, mentre nel 1995 pubblica il suo primo libro in francese, La lentezza.

A. Pasini, E. Miglio

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