Marco Simoncelli: un pilota, una leggenda
Malesia, 23 ottobre 2011, circuito di Sepang. Si sta disputando la gara di MotoGP: al secondo giro, in curva 11, c’è un incidente. Marco Simoncelli, dopo aver perso la stabilità del veicolo, tenta di rimanere in sella, ma cade rientrando al centro della pista e gli altri piloti, inevitabilmente, lo investono. Dopo il passaggio di Colin Edwards e Valentino Rossi, qualcosa amareggia il pubblico e le persone ai box con gli occhi incollati allo schermo che cercano di capire cosa sia successo: il casco del pilota si sfila. Tutto il mondo vede il suo corpo disteso e immobile nel mezzo della pista. Alle 16:56 (ora locale) viene annunciata la morte di Simoncelli, causata da traumi alla testa, al collo e al torace. A soli ventiquattro anni, il pilota ci lascia e, dieci anni dopo, lo ricordiamo.
Classe 125
Marco Simoncelli, già da piccolo, presenta un grande interesse per il mondo dei motori. Inizia la carriera nella classe 125 del motomondiale nel 2002 e, con il team Aprilia, debutta al Gran Premio della Repubblica Ceca. Continua il suo percorso riscontrando, nel 2004, alcuni inconvenienti. Il 2005, anno decisamente più incoraggiante, riesce ad arrivare primo a Jerez, secondo in Catalogna, terzo in Germania, in Repubblica Ceca, in Qatar e in Australia.
Classe 250
Dopo questi memorabili successi, nel 2006 passa alla classe 250. Durante le prime due stagioni non ottiene molti risultati, ma dal 2008 la sua carriera da pilota decolla e inizia ad essere conosciuto da tutti come “Supersic”. In Portogallo, al Mugello e in Catalogna arriva primo, a seguito di due gare fallimentari, dalle quali non ricava nessun punto a causa delle cadute. Nonostante alcuni intoppi, un miglioramento della moto gli permette di raggiungere la pole al Sachsenring e ottenere il titolo mondiale della classe 250 con un terzo posto a Sepang. Nell’ultima gara, a Valencia, conclude una stagione colma di successi in bellezza, raggiungendo il primo posto. Termina la stagione successiva, nel 2009, solo al terzo posto, a seguito, in ogni caso, di tanti successi, tra cui le pole in Giappone, in Germania, in Repubblica Ceca e a Valencia.
Classe MotoGP
Nel 2010 prende parte al campionato della MotoGP e inizia a confrontarsi con i grandi piloti. Nel 2011 firma un contratto di due anni con la Honda ufficiale e inizia la stagione arrivando quinto in Qatar e in Francia, e primo in Catalogna e Olanda. Nella seconda gara in Spagna, dopo undici giri, cade, ma, nonostante ciò, nelle gare seguenti, arriva terzo e quarto, rispettivamente in Repubblica Ceca e a Misano. È però in Australia che ottiene il miglior risultato della classe MotoGP, con un ottimo secondo posto. Sapeva di essere fortunato e, soprattutto dopo questi successi, aveva molta fiducia in se stesso e nelle sue capacità.
«Sono un pilota [...] che non molla mai.» — Marco Simoncelli
Dopo le qualifiche della Malesia arriva la domenica della gara, il 23 ottobre 2011, un giorno che nessuno dimenticherà. Dopo quell’incidente e quell’immagine del corpo del pilota a terra, immobile, dopo poche ore, si diffonde la notizia della sua morte. Quella sensazione di sconforto provoca in tutti noi un sentimento di tristezza e dispiacere incommensurabile. Ci chiediamo: «Perché doveva capitare proprio a lui, così giovane?» Nessuno, però, può controllare queste disgrazie, dalle quali possiamo solo imparare e riflettere. È importante lottare per seguire i propri sogni con grinta, passione e determinazione, lottando sempre, senza il bisogno di ingannare.
Paolo Beltramo, giornalista sportivo, nell’episodio di Ossi di Seppia (una serie televisiva di RaiPlay) dedicato a Simoncelli, parla della filosofia di vita del pilota: circondarsi sempre di persone che ti vogliono bene. Queste persone hanno affrontato una grandissima perdita, che ha lasciato in loro un vuoto incolmabile, un’assenza talmente grande da diventare una presenza.
«Un pilota morto correndo è come un guerriero: diventa leggenda, diventa immortale.» — Paolo Beltramo
A. Bugatti
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