«The London Bridge is down»
L’8 settembre scorso è avvenuto un fatto che ha sconvolto non solo una nazione, ma il mondo intero: mi riferisco alla morte di una delle personalità più celebri e potenti del nostro pianeta, l’amatissima regina Elisabetta II del Regno Unito. È straordinario pensare come la scomparsa di una sola persona abbia scosso miliardi di vite: si tratta infatti di un’icona senza tempo che passerà alla storia come testimone per eccellenza della transizione tra il secondo Dopoguerra e l’epoca contemporanea.
A Buckingham Palace sono stati predisposti da tempo i piani da attuare in occasione della morte di ciascuno dei membri della famiglia reale che si trova nella linea di successione al trono: ognuna di queste operazioni possiede un nome in codice, un ponte del Regno Unito, per essere agevolmente individuata, in puro stile 007. Da tempo era dunque previsto che, alla morte della sovrana, il suo segretario personale avrebbe comunicato al primo ministro inglese la tragica notizia, dando così avvio alla complessa e articolata «Operazione London Bridge».
Elisabetta II nacque il 21 aprile 1926, appena prima della crisi economica del 1929 che condizionò fortemente l’ascesa dei regimi totalitari novecenteschi. In realtà, il comando del regno britannico le fu affidato piuttosto inaspettatamente, in quanto figlia di Albert, il secondogenito di re Giorgio V, nonno di Elisabetta; nonostante ciò, acquisì il titolo di diretta erede alla corona poiché suo zio Edward, principe del Galles, aveva rinunciato al trono nel 1936, desideroso di sposare la signora Wallis Simpson, donna americana non gradita agli occhi degli inglesi per svariate ragioni, tra cui il fatto che avesse un divorzio alle spalle.
Il cognome Windsor fu scelto nel 1917 da re Giorgio V, poiché l’appellativo germanico della propria famiglia non era ben visto dalla popolazione del regno, in quanto all’epoca il Regno Unito si trovava in conflitto con la Germania; di conseguenza, il sovrano scelse di attribuire alla propria stirpe il nome di uno dei più antichi castelli inglesi, quello di Windsor, abitato da secoli dalla famiglia reale britannica e dunque fu una scelta perfetta per legarsi a quanto di più identitario ci fosse nella storia della monarchia.
Elisabetta divenne erede al trono sin da quando aveva dieci anni e fu pertanto istruita da tutori privati che le insegnarono la Costituzione e la storia britannica. Durante la Seconda Guerra Mondiale entrò a far parte dell’Auxiliary Territorial Service, un ramo femminile dell’esercito che offriva cure e supporto ai soldati; Elisabetta divenne persino un’abile autista di camion e prestò assistenza alla popolazione di Londra durante gli attacchi aerei dei Nazisti. Terminata la guerra, sposò il principe Filippo di Grecia, che rimase al suo fianco fino alla morte, avvenuta nel 2021 all’età di 99 anni.
Nel 1952, alla notizia della scomparsa del padre, si trovò costretta a fare ritorno da un viaggio ufficiale in Africa, divenendo così a soli 25 anni regina e imperatrice. La sua solenne incoronazione, avvenuta il 2 giugno 1953 nell’Abbazia di Westminster, fu la prima cerimonia ufficiale della famiglia reale trasmessa in diretta televisiva, segno della mentalità della regina, incline ad accettare le innovazioni imposte dal progresso tecnologico e dai cambiamenti sociali. Infatti, dal 1957 cominciò a trasmettere in diretta televisiva il messaggio di Natale alla Nazione e nel 1969 diede persino il permesso di registrare un documentario a Buckingham Palace sulla vita della famiglia reale.
Agli albori del suo regno, Elisabetta ebbe l’arduo compito di favorire la ripresa del popolo britannico dal disastro della Seconda Guerra Mondiale. Negli anni la regina firmò i decreti di indipendenza di ben trentotto colonie, assistendo dunque alla graduale dissoluzione del suo Impero, poi trasformatosi nel Commonwealth, ossia l’organizzazione intergovernativa di Stati di cui fanno parte, tra gli altri, il Canada e il Sudafrica. Si potrebbe affermare che il suo regno sia stato una grande epoca di transizione, in quanto dovette sempre affrontare il confronto tra modernità e tradizione, tra passato e presente. Operando sagge scelte di compromesso, la regina riuscì pertanto a gestire numerose situazioni, anche molto complesse, come il sanguinoso conflitto con l’Irish Republican Army (IRA) in Irlanda, la lontana guerra delle Isole Falkland o il recente referendum sull’indipendenza della Scozia.
Durante l’intero arco della sua vita Elisabetta conobbe ben quindici primi ministri inglesi, che riceveva settimanalmente per discutere delle questioni politiche più importanti del Paese: l’ultima fotografia pubblica della regina è stata proprio scattata in occasione dell’incontro con l’attuale primo ministro Liz Truss. Nel 2015 Elisabetta ha superato il record della sua trisnonna, la regina Vittoria, che trascorse ben 63 anni e 216 giorni sul trono, diventando così la sovrana più longeva della storia britannica. Infatti, a differenza degli altri grandi protagonisti del Novecento, tra cui spiccano le figure di Hitler, Mussolini, Stalin, Churchill, Mao Zedong, Gandhi e Kennedy, Elisabetta II è stata ragazza, madre, nonna e bisnonna e ha attraversato un regno lungo settant’anni, gestendo le formidabili trasformazioni del mondo moderno.
Il suo senso del dovere e la sua costanza hanno sempre suscitato ammirazione da parte di tutto il popolo britannico, ma anche di molte altre personalità illustri della scena mondiale che hanno avuto occasione di incontrarla nel corso del suo lungo regno e di ispirarsi a lei come modello d’integrità e stabilità. Come si può ben immaginare, la sua scomparsa ha lasciato un vuoto che potrebbe rivelarsi incolmabile e il nuovo re, il figlio Carlo III, a ben 73 anni di età non solo dovrà sostituire la madre, ma dovrà anche affrontare una serie di crisi epocali che lo vedranno impegnato per molto tempo, come la guerra in Ucraina, la crisi energetica, l’emergenza climatica, la crisi economica conseguente alla Brexit, la diffusione del disagio sociale, oltre che la gestione degli scandali che purtroppo con una certa frequenza interessano i membri della dinastia Windsor.
Pochi giorni fa la salma della regina è stata collocata nella King George VI Memorial Chapel del Castello di Windsor, accanto a quella del padre. Consapevole del fatto che la figura di Elisabetta II rimarrà sempre un modello esemplare di costanza e integrità, la dinastia Windsor sarà capace di proseguire l’operato della regina e guidare la Nazione verso un futuro più luminoso.
D. Gregorini
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