Van Gogh, un artista tormentato
Alla fine dell’Ottocento, durante il Postimpressionismo, gli artisti sentivano l’esigenza di rappresentare la propria interiorità, non limitandosi alla sola impressione visiva, sviluppando anche alcune tecniche inusuali in quell’epoca, quali la pittura a stratificazione, ovvero l'accumulo di macchie di colore, e il recupero della forma e della solidità della figura attraverso la linea di contorno.
Vincent van Gogh, uno dei maggiori esponenti del Postimpressionismo, nacque nei Paesi Bassi nel 1853. Nelle sue opere si distaccava dalla visione oggettiva della realtà e ritraeva aspetti comuni della vita quotidiana con un approccio soggettivo che tendeva a evidenziare le sue sensazioni ed emozioni riguardanti l’ambiente che lo circondava. La sua carriera pittorica arrivò inaspettatamente: in precedenza aveva seguito studi religiosi che, però, lasciò quando si affacciò al mondo pittorico tramite le opere di Millet. Quest’ultimo dipingeva persone comuni avvolte dalla povertà e costrette a lavorare faticosamente in campagna.
Dopo i primi approcci all’arte, Theo, il fratello di van Gogh, fu una figura di rilevante importanza, in quanto permise all’artista di alloggiare ad Arles, una piccola città ricca di campagne situata nel sud della Francia. Qui, van Gogh passò anni di quasi completa solitudine; le lettere destinate a suo fratello furono uno dei pochi rapporti sociali di cui beneficiava. In questi scritti veniva evidenziato il senso di una lotta continua alla ricerca di trionfi ed amicizie che non verranno mai conseguiti. Il periodo trascorso nelle campagne francesi rappresentò un momento di massima rilevanza nella sua produzione artistica: i colori contrastanti, tipici delle sue opere, ritraevano la sua instabile emotività ed egli dipingeva la natura attorno a lui con decise pennellate. Nel dicembre del 1888, però, gravi segnali di pazzia colpirono il pittore. Sei mesi dopo la situazione ormai arrivata agli estremi: lo portò a doversi affidare ad una casa di cura, dove non smise di dipingere dedicandosi alla pittura nei pochi momenti di razionalità. Negli ultimi anni della sua vita rappresentò nelle sue opere delle crisi spirituali, che mise in evidenza tramite colori intensi a volte posizionati sulla tela direttamente dal tubetto. Dopo un periodo travagliato, nel 1890, a soli 37 anni, egli si uccise con un colpo di pistola.
V. van Gogh, Autoritratto, 1889.
Come ho accennato precedentemente, nei quadri di van Gogh vengono ritratti alcuni aspetti della vita quotidiana: egli si distacca da una visione realistica restituendo una rappresentazione della realtà condizionata dalle sue emozioni spesso tormentate. Egli dipingeva provando ad esprimere il suo disagio: «le emozioni sono talvolta così forti che si lavora senza sapere di lavorare… e le pennellate si susseguono con una progressione e una coerenza simili a quelle delle parole in un discorso o in una lettera», scrive in una lettera descrivendo il suo modo di interpretare l’arte. Si potrebbe quindi pensare alla pittura come un metodo di sfogo che lui concepiva come fondamentale per esternare delle emozioni complicate o forse impossibili da spiegare. Un altro peculiare aspetto dell’arte di van Gogh è l’amore verso l’arte del Giappone, che lo attraeva particolarmente. Talvolta, egli rappresentava stampe giapponesi avvalendosi di colori vivaci e pennellate veloci. La fama di Van Gogh — che, purtroppo, non aveva mai sperimentato in vita — arrivò solo successivamente alla sua morte: le sue opere di divennero conosciute da tutto il mondo ed ancora oggi sono tra le più apprezzate.
Campo di grano con volo di corvi
L’implacabile sensazione di sentirsi davanti ad una scelta difficile perché l’ignoto delle conseguenze che essa potrebbe portare ci assale. L’interminabile sospensione tra la vita e la morte ed il presagio che qualcosa di terribile stia per sconvolgere la vita. E, infine, la solitudine. Van Gogh descrive tutte queste insostenibili sensazioni attraverso un quadro del 1890, Campo di grano con volo di corvi, un solo mese prima della sua prematura morte.
V. van Gogh, Campo di grano con volo di corvi, 1890.
Nell’opera sono rappresentati tre sentieri, che potrebbero simboleggiare l’indecisione di van Gogh verso molteplici aspetti della sua vita. Si staglia in primo piano un campo di grano maturo sorvolato da dei corvi che volano sopra una natura incontaminata, ma apparentemente frustrata da un vento turbolento. Quest’ultimo sembra preannunciare l’arrivo di una forte tempesta, che potrebbe essere considerata una rappresentazione della morte che incombe avvicinandosi sempre di più. Elementi fondamentali del dipinto sono i corvi, la peculiarità è che non è ben chiara la direzione che stanno prendendo: potrebbero stare andando verso l’osservatore, e questo significherebbe che qualcosa di negativo si sta per verificare, oppure potrebbero essere diretti verso l’orizzonte, lasciando trasparire la sensazione di leggerezza verificatasi dopo un periodo oscuro. La compresenza del giallo caratterizzante la parte inferiore del quadro e dei colori scuri del cielo sembra voler evidenziare l’eterna lotta tra oscurità e luce, forse associata anche alla vita e alla morte. Il quadro riesce inoltre a rappresentare come la solitudine avesse lacerato van Gogh, portandolo a pensare negativamente in modo ossessivo. Campo di grano con volo di corvi potrebbe rappresentare quindi un ultimo disperato grido di aiuto che l'artista emise nell’unico modo a lui conosciuto: dipingendo.
G. Vermi
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